Il 2019 di Pietro Aradori è stato tutto meno che banale. Vinta la Champions da capitano della Virtus Bologna il cestista bresciano ha subito il taglio inatteso dal roster della Nazionale che ha giocato il Mondiale in Cina, dopo essere stato protagonista di uno dei trasferimenti più clamorosi dell’estate che l’ha portato sull’altra sponda di ‘Basket City’, quella della Fortitudo.
Aradori, che non rientrava nei piani di Djordjevic, sembra molto felice della scelta fatta, come evidenziato da quanto dichiarato in un’intervista rilasciata a ‘Il Resto del Carlino’: “La carica delle oltre 5000 persone del PalaDozza ha reso speciali le prime due gare casalinghe del campionato. A Pesaro abbiamo vissuto il ritorno in serie A della Effe e poi c’è stata la brutta gara di Varese, ma io penso che meglio di così non si poteva partire”.
Segue un vero e proprio elogio allo spirito trovato in Fortitudo: “Io vivo e gioco per vincere delle partite e ciò che fa la differenza è la carica che una società, una città e una squadra ti dà. Queste sono cose che alla Fortitudo ho trovato con un tono maggiore rispetto ad altre realtà, anche in quelle dove giocavi per la conquista di un titolo”.