Uno degli esempi più lampanti di come l’Old Star Game, evento in programma al Pala Banco Desio durante la sosta di campionato sabato 24 febbraio alle ore 20.30, stia diventando una vera e propria manifestazione di cartello lo dimostra il fatto che tanti giocatori che aveva già fissato degli impegni, hanno fatto di tutto per disdirli per essere presenti sul parquet. Uno di questo è Roberto Premier, simbolo guerriero della Milano vincente degli anni ’80. Per una sera si rimetterà in canotta e pantaloncini per giocare con la sua Olimpia per ricreare la magica atmosfera del derby tra Milano, Varese e Cantù, insieme a Dino Meneghin, Vittorio Gallinari e Franco Boselli, protagonisti della “Banda Bassotti”. A presentare l’evento saranno Dan Peterson e Belen Rodriguez con il ricavato dell’incasso che andrà a favore alla Fondazione Operazione Smile Italia Onlus che è impegnata nella cura di bimbi affetti da Labiopalatoschisi e malformazioni cranio-maxillo- facciali.
Il primo pensiero che viene in mente parlando di Olimpia
“Che è stata davvero un’avventura incredibile e fantastica e che anche a tanti anni di distanza un po’ di pelle d’oca ti viene ancora. Non potevo chiedere di più alla mia vita sportiva. Arrivare a 23 anni in quel mondo e vincere subito un titolo è stata una cosa clamorosa, anche perchè quell’anno lì davvero in pochi se lo aspettavano. E’ quella la vittoria che ha fatto nascere quel gruppo che ha dominato nei 7 anni successivi”.
Spesso si è parlato della forza di quel gruppo, ma cosa aveva di speciale davvero?
“Non c’era nessuna invidia tra di noi. Era fondamentale, nessuno si credeva il più forte rispetto agli altri. Eravamo consci di essere tutto fondamentali l’uno con l’altro, ognuno era a disposizione del compagno. Questo è il fondamento per creare un gruppo vincere. E poi devo dire che questo non si limitava mica solo al campo, eravamo praticamente sempre insieme anche fuori. Chiunque si aggiungeva negli anni, italiano o straniero che fosse, in pochissimo tempo capiva quanto questa cosa ci faceva fare la differenza e si adeguava ben volentieri”.
La tua carriera svolta quando passi da Gorizia a Milano. Cosa ricordi?
“Era un mondo diverso e in quella squadra praticamente tutti giocavamo in tutti i ruoli. Quell’esperienza con Jim McGregor in panchina mi torno utile, eravamo tutti intercambiabili. Un vantaggio per la mia crescita. Poi a 23 anni ho avuto l’occasione della vita, Peterson ebbe l’intuizione di trasformarmi in guardia, mi modellò fisicamente, tecnicamente e mentalmente e dopo un paio di anni di gavetta riuscii ad affermarmi definitivamente”.
Quale ritieni il momento più bello della tua avventura milanese?
“Quando arrivi dalla provincia, sbarchi dalla metropoli e 10 mesi dopo vinci subito il campionato. E’ stato stupendo, di colpo mi sono trovato a giocare in un club nella storia era leggenda. E’ vero che abbiamo vinto per 8 anni di seguito, vincere è sempre bello, un anno abbiamo fatto anche il Grande Slam, ma per me la prima gioia rimane davvero indimenticabile”.
Cosa sarebbe replicabile di quel gruppo nel basket attuale?
“In tanti ci fanno sempre la stessa domanda e tutti rispondiamo in modo simile. Forse nulla, perchè il mondo è cambiato e la chimica che si era formata era unica. Una volta incontrando D’Antoni mi confessò che soprattutto nella prima parte di carriera da allenatore provò a lavorare tanto sulla creazione di un gruppo di quel tipo, pensando che poi ovviamente tutto sul campo sarebbe venuto più facilmente, ma gli risultò praticamente impossibile. Anche Cappellari da dirigente mi disse che provò a ricreare quell’ambiente nelle sue esperienze successive, ma si rivelò una illusione e anche io quando andai a Roma, ai tempi del gruppo Ferruzzi, nonostante giocatori sulla carta fortissimi mi resi conto che era tutto diverso”.
Anche in Nazionale hai fatto diverse presente, che ricordo ne conservi?
“Non ho fatto tantissime partite, con tutti gli impegni che avevo con l’Olimpia non potevo essere sempre convocato. Ai tempi c’erano spesso raduni anche infrasettimanali, ma io ero impegnato nelle coppe. Posso dire che è stato un periodo breve, ma intenso, soprattutto ho avuto la fortuna di far parte di una nazionale che ha vinto. Ho fatto le Olimpiadi e vinto delle medaglie agli Europei, partecipando soprattutto ai grandi eventi”.
Che aspettative hai per questo imminente Old Star Game?
“Sono davvero entusiasta di questo evento perchè ci permetterà di fare un grande tuffo nei ricordi e farlo aiutando una causa nobile. Spero di riconoscere tutti (dice ridendo, ndr), talvolta dopo 30 anni può succedere che qualcuno sia completamente diverso, ma sarà una grande gioia. Per un attimo sarà come se l’orologio si fosse fermato e torneremo a fare i discoli come un tempo. Sarà un bellissimo tuffo nel passato”.
La prevendita dei biglietti per assistere all’Old Star Game è disponibile on line sul circuito VivaTicket ed in tutti i punti vendita in Italia. Per tutti gli Under il prezzo sarà di 1 euro in tutti i settori. Riduzione Gruppi.