Real Madrid pigliatutto, la tv fa boom

Prima la notizia di cronaca stretta, per capire l’impatto sociale ed  economico prodotto dalla finale 2016 della Copa del Rey nella quale il Real Madrid ha battuto  85-81 Herbalife Gran Canaria: l’ascolto medio è stato di 1.640.000 per un 11,1% di share su TVE1 e 0 Canal+Deportes Movistar, che significa la trasmissione televisiva più vista di tutta la settimana reti sociali.  Fanno brodo anche la cifra dei 40 mila spettatori totale e i 15 mila passati  dal Padiglione dell’Expo di La Coruna per le attività collaterali, fra sport, incontri, e la bella mostra fotografica che ricostruisce la storia  degli 83 anni della gara da quando si giocò su un campo in terra battuta di Madrid la prima finale.
 
Ha sette vite, il Real, col suo palmares senza pari in Europa: per la terza volta consecutiva ha conquistato nel Coliseum di La Coruna, con uno spettacolo di forza tipico dei merengues del basket,  ma anche di folla  e di coinvolgimento emozionale della stessa  per un evento esportato in 70 paesi, dal Sud America all’Australasia. E tanto per sfoggiare la propria potenza, che parte da un roster di 15 giocatori, ultimo acquisto il ritorno del gigante brasiliano Lima, non ha lasciato  agli altri che le briciole,  anche se al rientro a Gran Canaria i “canarini” sono stati accolti da un bagno di folla, come fossero i vincitori.
 
Sotto gli occhi di Florentino Perez, il presidentissimo, il Real ha battuto strada facendo anche il record di valutazione  e assist (136 e 26) nel derby con Fuenlabrada nei quarti, conquistato il titolo di MVP  col messicano Gustav Ayon (13,7 punti, 6,3 rimbalzi, 20,3 di valutazione) e trionfato nella prima edizione della Mini-Copa Endesa  con le rappresentative giovanili di tutte le squadre dove il migliore è stato  Usman Garuba. Segnatevi il nome di questo moro : il suo   stacco da terra è di  50 centimetri, in azione  sembra un portiere dei cieli.
 
E tanto per non farsi mancare niente, ecco anche Luca Doncic con i suoi 16 anni e 10 mesi diventare il più giovane vincitore dell’evento togliendo il primato a Ricky Rubio che vinse a 17 anni e 4 mesi col Barcellona.
 
Tuttavia stavolta si profilava un ostacolo difficile: il Real Madrid prima della Copa del Rey aveva perso con Bilbao nella Liga rivoluzionaria di questa stagione  dove la prima e la seconda sono Valencia e Laboral Kuxta e non Real e Barcellona, un equilibrio confermato dai 6,4 punti di differenza nel totale delle 7 gare, una sola delle quali con uno scarto sopra ai 10 punti.
 
L’anno passato il Real  aveva vinto tutto, oltre alla tripletta in Spagna, il mondiale di club a San Paolo. Forse le difficoltà di questa stagione,  fra le quali ha avuto la sua parte il grave infortunio di Rudy Fernadez,  sono stati un salutare bagno di umiltà. Ha rischiato di andare fuori in Euroleague nel girone eliminatorio uscendo alla fine di prepotenza, nuova flessione nelle Top16 ma nell’ultimo turno la vittoria sul campo del Khimki  ha rimesso le cose a posto. Per le agenzie di scommesse i campioni uscenti sono sempre favoriti (1 a 3) anche se il Fenerbahce di Gigi Datome è attrezzato per dare il primo trofeo alla Turchia. Che, fra parentesi,  per coach Obradovic  sarebbe invece  il quinto titolo con quattro club diversi, Partizan Belgrado, Joventud Badalona, Real Madrid e Panathinaikos Atene.
 
Fuori subito il Barcellona con Bilbao, è riuscita a evitare anche Valencia, miglior squadra europea fino all’inizio di gennaio, imbattuta fra Liga e coppa (25/0), battuta da Gran Canaria arrivata alla sua prima finale con il quasi settantenne Aito (Garcia Reneses). Vittora sofferta in semifinale, in una gran partita, col Laboral Kukxta che questa stagione ha messo sotto Real e Barcellona in casa loro in Euroleague e al termine dell’andata delle Top 16  ha fatto meglio delle due corazzate, prima nel suo gruppo. Sergio Llull non ha giocato una gran finale (2 punti, 1/3 0/4) ma i suoi 8 minuti della semifinale sono stati il bis delle partite dell’oro europeo.
 
Chiamato a rimettere a posto i cocci della tormentata storia con Ettore Messina (e poi il suo vice Molin) Pablo Laso ha ricostruito lo stile di gioco-Real del quale è stato un playmaker di scuola, non eccelso, e la leggenda del Real è rinata. Questa è la sua quinta coppa in quattro anni. ” Se non fossimo stati  squadra nel vero senso della parola – ha detto Pablo Laso – non avremmo vinto. Sono orgoglioso dei giocatori, hanno dato il massimo, felicitazioni a Gran Canaria, sono stati magnifici. Abbiamo avuto fede nella vittoria. Il segreto sono i 15 giocatori”.
 
Recentemente Pablo Laso è stato riconfermato durante la stagione per alti due anni.  Lui non è uno scienziato, il senso pratico lo aiuta ma  sa bene che deviare minimamente dalla propria scuola è pericoloso, e quindi il contropiede resta la sua forza e il gioco del pick and roll è solo un’opzione secondaria e non primaria come Siena ha preteso di applicare alla nazionale, tanto che ancor oggi viene imposta dagli allenatori delle squadre giovanili.
 
“Noi come squadra, e la pallacanestro in generale cambia molto rapidamente e bisogna adattarsi. Nei cinque anni da allenatore – spiega Laso con ua dedica a Aito he ha giocato la decima finale con 4 vittorie – sono passati dalla mia mano grandi giocatori, però il concetto di squadra è  sempre in cima  ai giocatori. Ho sempre cercato di dare a questa squadra un’identità e un’ida di gioco. La maggior vittoria non è un titolo, è vedere il palazzo pieno e con la gente che ti dà la carica. Proprio Aito, un dio della pallacanestro spagnola,  ha saputo trasmettermi un’idea chiara di quello he serve per essere una squadra”.
 
Nella finale il risultato è stato incerto fino al termine, con 85-83 nel minuto finale, anche se la valutazione ha contraddetto il risultato con un +30 (106-76). Cinque giocatori hanno finito in doppia cifra come punti (15 Ayon, 13 Carroll, 12 Reyes, 11 Maciulis, 11 Sergio Rodriguez e 10 Rivers) e come valutazione.  Gran Canaria stata orchestrata dall’incredibile 38enne Alberto Oliver (16 punti, valutazione 18);  l’ex Barcellona Xavi Rabaseda si è fatto sentire, un premio speciale per il dominicano Baez  che ha deciso la semifinale con Bilbao. Inferiore alle attese il granadino Pablo Aguilar, del giro della nazionale, con 0/5 da 3 e 6 punti.  Ai rimbalzi 42-32, al tiro  il 54% (25/46) contro il 41,6 (19/41), da 3 meglio Gran Canaria con 43% (12/28)  contro 35% (8/23, importanti 3 triple dell’ex Armani Maciulis.). Parità negli assist (14/14), 12 perse dei castigliani contro 10, alla fine la differenza venuta dalle 5 stoppate a 0 e gli 11 liberi (su 14) contro 7 (su 9).
 
Risultati Copa del Rey – Quarti di finale. Giovedì:  Dominion BILBAO-Barcellona 73-72; Herbalife GRAN CANARIA-Valencia 83-78; venerdì: REAL MADRID-Fuenlabrada 101-84; LABORAL-Rio Natura Monbus 79-77. Sabato semifinali: GRAN CANARIA- Bilbao 81-71 (18 Alb.Oliver 5/5 2/3 da3 4a val18; 10E.Baezn2/4 da3 8r; 20 C.Hannah 0/5 4/5 da3 tl8/8, 17 A.Mumbrù 0/5 da3); REAL MADRID-Laboral 86-80 (15 S.Llull 5/7 1/5 da3, 14 G.Ayon 7/11 6r val18, 13 S.Rodriguez 1/5 da3 6a; 16 Y.Bourousis +13r 5/10 2/6 da3 val20; 15 D.Adams 4/11 da3, 12 A.Hanga). Finale: REAL MADRID-Herbalife Gran Canaria 85-81 (24-18, 16-20; 22-21, 23-22; 15 G.Ayon 6/11 tl3/4 6r val21, 12 F.Reyes 6/9 6/9 r, 11 S.Rodriguez 5a; 16 A.Oliver, 14 X.Rabaseda, 8 E.Baez, 6 P.Aguilar)
 
A cura di Enrico Campana

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