Nel braccio di ferro fra FIBA e Euroleague che coinvolge tutti i club di Legabasket Toto Bulgheroni potrebbe essere l’uomo giusto come traghettatore per questa operazione e contemporaneamente ricucire anche lo strappo provocato dalla richiesta di sette società di sfiduciare il presidente del consorzio dei club di A Ferdinando Marino dopo la vicenda del tesseramento di JaJuan Johnson da parte di Cantù e il via libera all’operazione senza aver preventivamente consultato gli associati trattandosi di un caso anomalo, anche se poi la Corte Federale ha dato il suo placet mettendoci una pezza che non risolve la considerazione di fondo: la Fip vara delle norme (e magari assieme ai vertici di Lega, come nel caso delle quote stranieri) e poi deve ricorrere ai sui giudici per dirimere le questioni. Più che democrazia e certezza del diritto siamo alla giustizia borbonica. E si sa che in Italia la legge per gli amici si interpreta e per gli altri si applica, come diceva il filosofo Tommaso Campanella.
La spaccatura ha creato due poli, nel frattempo la vicepresidente di Lega Anna Cremascoli si è dimessa da rappresentante di Lega nel consiglio federale, ed è partita una disfida che darebbe un lieve vantaggio al gruppo di potere attuale creatosi con l’incarico a Minucci, poi stoppato dall’indagine giudiziaria relativa al fallimento della Mens Sana Spa che sembra essere in dirittura d’arrivo. Questo convergerebbe col voto “pesante” di Proli (Armani) che aveva in precedenza puntato sul presidente di Sassari Sardara tenendo però in vita fino a giugno la presidenza di Marino, a sua volta già anomala e cotestata da Roma e Bologna fin dall’inizio per il conflitto di interessi essendo azionista e presidente della società di Brindisi. L’alternativa del gruppetto che chiede un ‘esonero’ immediato di Marino punta invece su Ario Costa, l’ex azzurro attualmente executive di Pesaro.
La presenza di Petrucci all’assemblea, che relazionerà anche sul meeting avvenuto a Monaco circa la nuova competizione europea ideata dalla FIBA a cui ha partecipato anche Marino, dovrebbe servire a rasserenare gli animi e a trovare un soluzione di prestigio che potrebbe essere Toto Bulgheroni col quale c’è stato un ravvicinamento l’anno scorso in occasione dell’ingresso dello sportman-imprenditore nella Hall of Fame. Meno di un mese fa è stato poi nominato nella commissione di selezione di questo premio, e fatalmente era un segnale di una prossima collaborazione utile a Petrucci per creare un rapporto stretto con la NBA, con l’ex commissioner David Stern, e con la USA Basketball ai cui vertici c’è il presidente Jerry Colangelo di cui si parla in questi giorni come presidente senior dei Filadelfia 76ers incaricato di rilanciare il club-materasso. Stern e Colangelo sono amici di vecchia data di Bulgheroni e si vedono frequentemente. Avevamo pensato che Petrucci potesse chiedere a Bulgheroni di ricoprire il ruolo di commissario qualora la situazione fosse precipitata, ma con un nome super partes e prestigioso si può addirittura rilanciare l’istituzione senza spargimenti di sangue in un momento delicato in cui il basket ha bisogno di unità per le scelte di campo per le coppe e le manovre per avere il preolimpico. Sicuramente c’è bisogno di un presidente internazionale e non domestico che abbia un credit a livello mondiale.
Toto Bulgheroni, 72 anni, è stato giocatore dell’Ignis Varese e dell’Onestà Milano, poi si è cimentato col golf divenendo consigliere federale. Ha raggiunto i massimi traguardi nel campo impenditoriale partendo dall’azienda di famiglia (il padre è stato presidente dell’Ignis ai tempi di Giovanni Borghi) per diventare Amministratore Delegato e poi presidente della Holding creata con la svizzera Lindt. Numerose le chiamate nei consigli di amministrazione di aziende-leader (da ultimo Il Sole24 Ore) e nel board di Confindustria e di istituti di credito. Anche uno dei due figli ai quali ha passato il testimonio in azienda ha giocato a basket. Bulgheroni non è un personaggio di rottura, ma un buonista aperto al dialogo: oltre alla conoscenza e la passione vanta il buon senso e una diplomazia sana, senza venature di ipocrisie e secondi fini.
A cura di Enrico Campana