Super Durant, Usa e Coach K nella storia

Si parla e si scrive tanto su presunte crepe nel dominio statunitense, tra assenze e qualche difficoltà nel girone, poi quando le partite contano davvero il divario tra Team USA ed il resto del mondo è ancora elevatissimo.

Così la finale olimpica di Rio 2016 è praticamente un replay della sfida iridata di due anni fa: la squadra di Coach K, che saluta la nazionale con il clamoroso record di 88-1, travolge la Serbia (96-66) e si porta a casa l’ennesimo oro olimpico della collezione, il terzo consecutivo dopo Pechino e Londra.

Proprio come nella sfida iridata di Madrid, l’MVP della finale è nuovamente uno stellare Kevin Durant (30 punti), ma in tutti i settori del gioco non c’è partita tra le due squadre.

E’ di Macvan il primo canestro di una partita equilibrata solamente per un quarto, cioè quando entrambe le formazioni hanno le polveri bagnate, con i serbi in vantaggio per i primi otto minuti. Entra poi in scena KD e la vallata si oscura per gli uomini di Djordjevic: il nuovo acquisto di Golden State segna con una facilità incredibile, sale a quota 24 punti all’intervallo lungo (contro i 29 totali della Serbia), con cinque triple a segno, e gli Stati Uniti in un amen volano oltre i 20 punti di vantaggio, spaccando la partita.

Non c’è solo Durant, ma anche il dominio a rimbalzo (Cousins già a quota 11) ed un’area chiusa, costringendo gli avversari a tirare molto dall’arco (3/17). A complicare tutto, c’è anche il 3/15 della coppia Teodosic-Bogdanovic.

Il +23 con cui si va al riposo è già una sentenza, con il massimo vantaggio aggiornato ulteriormente con le triple di Anthony e Thompson, in avvio di ripresa, superando ampiamente i 30 punti di distacco. Così le stelle NBA regalano anche un po’ di spettacolo al numeroso pubblico della Carioca Arena, andando con una certa continuità in contropiede oppure sfruttando le immense doti atletiche. La formazione serba non ha le armi per poter anche solo provare ad abbozzare una rimonta, in una partita ancor più complicata dai problemi di falli di Kalinic e Raduljica.

Anzi il divario diventa sempre più ampio, ma il cammino della formazione di Djordjevic, con uno storico argento, resta di grande livello. Semplicemente le stelle NBA sono ancora di un altro pianeta.

In collaborazione con basketissimo.com

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