L’8 dicembre 1985, al National Stadium di Tokyo, la Juventus ha vinto la Coppa Intercontinentale, battendo, in finale (ai rigori), l’Argentinos Juniors. L’unico radiocronista italiano presente a Tokyo è stato Gianfranco Accio. Per 20 anni al seguito della Vecchia Signora (dal 1980 al 2000), svela, in esclusiva a Sportal.it, alcune aneddoti legati a quella famosa finale.
Cosa ricorda del viaggio per Tokyo?
“E’ stato infinito. Tutta la stampa viaggiava con la Juventus. Siamo partiti da Torino, poi abbiamo fatto scalo a Parigi. Poi in Alaska e, infine, siamo arrivati a Tokyo. Ricordo che eravamo tutti stravolti. Ho provato ad intervistare Platini appena arrivato ma mi ha detto che era stanco morto e voleva solo riposare. Per fortuna siamo rimasti a Tokyo per otto giorni”.
Chi era il più teso in vista della finale?
“Non parlerei di tensione. Posso dirle che Manfredonia ha trascorso tutto il tempo in aereo leggendo libri”.
Lei è stato l’unico radiocronista italiano allo stadio…
“Sì, la RAI aveva un contenzioso con Canale 5 e, quindi, non mandò nessuno. Ho fatto la diretta da un telefono. Si è giocato a Tokyo alle 12.00 ora locale, In Italia erano le quattro del mattino”.
Atmosfera allo stadio?
“Tutti tifavano per la Juventus. C’erano quelle trombette di sottofondo che non dimenticherò mai, come non dimenticherò mai il gol annullato, non si sa perchè, a Platini”.
E del viaggio di ritorno cosa può raccontarci?
“C’era grande festa. Il più spiritoso era sicuramente Cabrini. La coppa ha viaggiato tra Boniperti e Trapattoni. Brio, grande com’era, occupava due posti. E’ stato molto bello”.