Chiara Marchitelli è la veterana del gruppo delle italiane al Mondiale: “Questa è un’esperienza nuova pure per me – le sue parole in conferenza stampa – anche se ho disputato un Mondiale Under 19. A due giorni dall’esordio inizia a farsi sentire l’emozione, ma ripenso anche a dove siamo arrivate rispetto a quando ho iniziato a giocare. Il calcio femminile lo conoscevano in pochi, anche mia mamma non era contenta: è stato complicato, ho iniziato ad andare al campo di nascosto ad allenarmi con il mio migliore amico. Una delle mie più grandi soddisfazioni è stato anni dopo quando mi ha detto che avevo fatto la scelta giusta”.
“Noi avevamo i campi in terra a Roma – ha raccontato il portiere azzurro – non c’era nessuno a vederci. Ho visto l’evoluzione del calcio femminile in Italia e quello che è successo negli ultimi anni non l’avrei mai potuto immaginare. Era ora”. E’ una bella storia di sport quella di Chiara, una storia nata per caso in occasione di un’amichevole, quando in assenza del portiere il mister le chiese di schierarsi tra i pali solo perché era la più alta: “L’allenatore era Sergio Guenza, un grande tecnico che è stato anche Ct della Nazionale femminile. Giocavo a centrocampo e non volevo assolutamente andare in porta. Dopo quella partita impiegò un anno a convincermi”. Tuffarsi in fondo le è sempre piaciuto: “Da piccola volevo fare la tuffatrice, ma vivevo in un piccolo paese in provincia di Roma ed era complicato, anche perché non c’era nemmeno la piscina. Tania Cagnotto, Federica Pellegrini e Roger Federer sono gli atleti che ammiro di più. Buffon? Nel mio ruolo è un’istituzione”.
Domenica sugli spalti dello ‘Stade du Hainaut’ ci saranno sua sorella, sua mamma e un cugino: “Ho visto alcuni video di Sam Kerr, un’attaccante molto potente. La sua forza, come quella dell’Australia, è l’aggressività. Noi, sembra banale dirlo, puntiamo sul gruppo: non importa chi scende in campo, ognuna fa il tifo per l’altra e questa è la nostra arma in più”.