Le parole di Claudio Marchisio
Claudio Marchisio, dal salone del Libro di Torino, ha parlato del problema del razzismo negli stadi. “La nostra storia nel calcio è incredibile. Io ho cambiato solo una città passando un anno in Russia, ma giocando nella Juventus, come sa anche Lilian (Thuram ndr), passano tanti giocatori tutti con una storia diversa e una religione diversa. il bello dello sport è che vivi nel quotidiano una persona, non soltanto allenandoti e cercando di vincere trofei, ma prima di tutti ti conosci e crei un rapporto di fiducia, questo è il bello dello sport. Non è facile arrivare ad alti livelli perché chi ci arriva è passato da un percorso di vita incredibile, passando anche da episodi di razzismo e tutti quei brutti cori. Basti pensare a quello che è successo poco fa a Vlahovic che non riusciva a parlare e aveva gli occhi lucidi. Ci sono ultras che hanno scritto lettere ai giocatori che parlano di razzismo usando il termine folclore e dicono certe cose per intimorire i giocatori ma se dovessero andare a giocare nella loro squadra diventerebbero degli idoli. Bisogna ragionare su come usiamo le parole e che idea abbiamo del razzismo in Italia e nello sport. A me fare il calciatore ha arricchito tantissimo conoscendo giocatori africani o sudamericani loro ti fanno capire come sta cambiando questa mentalità. Lo sport è un veicolo pazzesco per tutto questo”.
Chiosa su Balotelli: “Quando le cose sono andate bene era l’ancora di salvataggio. Gli dicevano di togliersi la maglia perché non era italiano. La realtà è questa”.