Quasi 20 anni dopo i fatti, è arrivata a sentenza una delle inchieste collaterali al Crack Parlamat. La Procura di Parma ha infatti condannato a 18 mesi di reclusione Giambattista Pastorello, ex direttore generale del Parma nell’era Tanzi, chiamato a rispondere di 3 capi d’accusa per concorso in bancarotta fraudolenta e ritenuto colpevole di aver distratto 16,7 milioni dalle casse della società emiliana tra il 1998 e il 2004 attraverso compravendite fittizie di calciatori.
Secondo l’accusa, tali fondi sarebbero serviti per ripianare il debito di 18 miliardi di lire contratto con due banche venete per l’acquisto dell’Hellas Verona, ottenuto grazie alla fidejussione concessa da Tanzi, sospettato di essere il padrone occulto della società gialloblù durante la lunga era veronese targata Pastorello, azionista di maggioranza dell’Hellas tra il 1997 e il 2006.
Il patteggiamento ratificato dal presidente della Corte Gennaro Mastrobernardino segue l’accordo tra l’avvocato difensore di Pastorello, Mario Bonati, e la pm Paola Dal Monte, avvenuto a fine giugno durante l’ultima udienza. La pena è comunque sospesa con la condizionale: Pastorello non andrà n carcere potendo usufruire dei benefici dell’indulto.