“Porto un cognome impegnativo, e non sempre è un vantaggio”
Dopo aver fatto la trafila delle Giovanii nel Milan, ed aver vinto il tricolore nella passata stagione con il club rossonero, Daniel Maldini nella scorsa estate è stato ceduto in prestito allo Spezia. L’impatto nel club ligure, complice anche uno stop muscolare che lo ha messo fuori gioco per cinque partite, non è stato dei più facili: il nipote e figlio d’arte ha collezionato solo 72′ spalmati su tre gare di campionato.
Intervistato in esclusva da Sportweek alla vigilia del match che vedrà opposto il suo Spezia proprio al Milan nella gara di San Siro di sabato sera, Daniel ha parlato della difficoltà di portare un cognome così impegnativo sulle spalle. Tra paragoni e ‘accuse’ di raccomandazioni, l’attaccante ha parlato a cuore aperto.
“Credo non smetteranno mai di dire ‘Quello gioca perchè è figlio di…’. Ovvio, dipende anche da me che finisca. Conta sempre chi le dice, certe cose. A volte ho pensato: magari è vero. È vero e io non me ne accorgo. Ma la maggior parte delle volte me ne sono fregato”, ha esordito il classe 2001.
“È certamente diverso avere il cognome che ho piuttosto che averne un altro, ma dipende da come la vivi. Io la vivo bene. Ho imparato a viverla bene. A volte è più pesante, altre è più facile. Come tutte le cose, ha i suoi pro e i suoi contro. Vorrei che tutti vedessero quel che posso fare su un campo da calcio, anche perchè non ho ancora dimostrato tutto. Mi manca qualcosa. Adesso mi sento già meglio, più sicuro di me, più pronto. Il confrontarmi in una realtà diversa da quella a cui ero abituato al Milano ha aumentato la mia sicurezza “, ha concluso.