Alessandro Del Piero ha parlato al termine della cerimonia inaugurale di “Sport at the Service of Humanity”, la prima Conferenza globale dedicata alla fede e allo sport di cui Sky è media partner ufficiale. Di seguito le sue parole in esclusiva a Sky Sport24 HD.
Hai inaugurato la cerimonia d’apertura. Un po’ di emozione c’era…
“Sì, è stato il palleggio più complicato della mia vita (sorride, ndr). C’era la chiara sensazione e l’emozione di essere in un momento speciale, non solo nei confronti del Papa ma anche di tutti gli altri leader religiosi e delle alte cariche politiche e internazionali che oggi sono venute qua per questo messaggio”.
Papa Francesco ha detto che vincere e giocare con lealtà vale di più. Sei d’accordo?
“Vale tutto e ha un sapore speciale ovviamente. Senza lealtà non è sport, non è quello che promuoviamo e quello che la gente vuole vedere, a mio avviso. La competitività è sempre la fonte ispiratrice, anche della mia carriera, ciò non toglie che non si debbano seguire le regole e non si debba essere puniti in alcuni casi o in altri avvantaggiati. Quindi ci si augura di avere sempre questo messaggio ben chiaro davanti a noi. Il Papa è stato bravissimo ad evidenziarlo, senza trascurare la competitività e la vittoria, citando anche lo sport amatoriale, tutto lo sport in generale, che non significa soltanto quello che va in televisione”.
Papa Francesco ha ricordato anche che lo sport deve essere di tutti, non solo di chi arriva a grandi livelli.
“Assolutamente sì, si è parlato di campioni del mondo, di Olimpiadi, di Paralimpiadi, ma anche del campetto dietro casa dove io stesso ho cominciato a giocare con gli amici, con un pallone di fortuna o altro. Questo è da sottolineare ed è bello che sia stato uno come lui a farlo”.
Ci sono sei principi intorno a cui ruota questa conferenza: compassione, rispetto, amore, ispirazione, equilibrio e gioia. Dove bisogna lavorare di più secondo te?
“Dipende da Paese a Paese. Ci sono realtà diverse dove lo sport viene vissuto in maniera diversa. Oggi negli Stati Uniti è diverso da come lo vediamo qui in Italia o nei Paesi latini. Quindi credo che abbiamo cercato di esaltare questi sei principi proprio perché gli uni con gli altri si riescono ad integrare benissimo. Anzi, fondamentalmente devono essere presenti tutti e sei. C’è da lavorare dove si è un po’ più carenti, ma anche conservare quello che è prezioso e cercare di dare sempre un segnale sempre molto forte con in testa questi principi”.
Che idea ti sei fatto su Maldini nel futuro del Milan?
“Per me Paolo è da sempre una bandiera del Milan. Quindi il fatto che oggi o in un futuro possa far parte a livello tecnico della società, penso possa essere solo un bene per il Milan e per quanto riguarda il calcio italiano. È un ragazzo fantastico, sotto tutti gli aspetti. Ci ha guidato come capitano in tantissimo avventure mondiali. Lo è stato per anni, capitano del Milan, conquistando tutto e più volte. lo ha fatto sempre in maniera molto rispettosa, onesta, dedicando corpo e anima a questo sport e al Milan soprattutto. Io a lui auguro un in bocca al lupo su quello che vorrà fare. Mi auguro di poterlo vedere in queste vesti perché farebbe molto bene in generale al calcio, non solo al Milan. Gli auguro di far la scelta giusta, per lui principalmente”.