Il laboratorio Parma è più aperto che mai e promette di regalare a breve nuove sorprese. La partita di lunedì contro la Feralpi Salò segnerà la fine del primo mini-ciclo di impegni probanti per la squadra crociata in un girone B di Lega Pro che si sta rivelando sempre più impegnativo ed equilibrato. Che il ritorno tra i professionisti sarebbe stato ben più sofferto rispetto alla cavalcata in Serie D non c’erano mai stati dubbi, ma i primi 630’ di stagione sembrano aver spazzato via anche il sogno di vivere una stagione da protagonisti assoluti stabilmente nei primissimi posti della classifica.
Dopo il posticipo contro la squadra di Asta il Parma avrà un ciclo di impegni sulla carta più abbordabili, che potrebbero permettere di approfittare di scontri diretti che coinvolgeranno altre big, ma guai a fidarsi delle apparenze. Proprio formazioni tecnicamente inferiori potrebbero infatti riproporre il problema già emerso nella scorsa stagione, quello di avversari chiusi a riccio davanti alla propria trequarti, le cui casseforti vanno aperte attraverso il gioco e qualche idea tattica innovativa. Proprio questo è uno dei punti critici dei primi 15 mesi di vita del Parma 1913 e della gestione Apolloni, quello sul quale maggiormente si concentrano le critiche dei tifosi.
Dal 4-3-1-2 della scorsa stagione al 3-5-2 del primo scorcio di quella attuale, il comune denominatore è un certo deficit in termini di velocità di scorrimento palla e fantasia, difetti resi più evidenti dall’innalzamento del livello tecnico degli avversari oltre che da un assetto tattico che rende spesso prevedibile il gioco, fondato sulla spinta dei due esterni chiamati a sfornare cross per le punte e con un minor coinvolgimento degli interni di centrocampo. Da alcune settimane però il tecnico crociato sta provando ad apportare correttivi al sistema di gioco, la cui instabilità ha forse tolto qualcosa in termini di classifica e di autostima del gruppo, come confermato a San Benedetto, dove il Parma si è trovato opposto a una squadra ben rodata nel suo 4-3-3.
La variante più credibile sembra essere quella destinata a portare a un 4-4-2 “spurio”, provato nel finale a San Benedetto, con a destra un’ala pura come Melandri e a sinistra un interno adattato, chiamato all’ocorrenza a trasformare l’assetto in un 4-3-1-2 grazie a frequenti tagli al centro. Per tale delicato ruolo sono in ballottaggio Scavone e Baraye, che in settimana ha ammesso di sentirsi a disagio per l’essere ancora a secco di reti in stagione, ma anche di sentirsi più a proprio agio da esterno che da mezzala, ruolo in cui il bomber del passato campionato ha stentato nelle prime partite della stagione.
Lunedì allora potrebbe essere la gara giusta per vedere il nuovo Parma, sebbene tutto questo sia destinato a portare altre significative novità a cascata. Prima di tutto il ritorno alla difesa a 4. Più difficile è che almeno nell’immediato scoppi la coppia Evacuo-Calaiò.Nocciolini passato in poche settimane da terzo incomodo a intoccabile, dovrebbe infatti essere riconfermato sulla fascia, con Melandri in versione “12° giocatore”, così a impensierire i due centravanti potrebbe essere il solo Matteo Guazzo, decisivo al Riviera della Palme.
La difficile convivenza tra due punte con caratteristiche non identiche, ma simili, è stato uno dei problemi del primo scorcio di stagione, e allora occhio all’ascesa di Guazzo, impiegabile anche come seconda punta. L’esperienza e la disponibilità a sacrificarsi non bastano, soprattutto in una categoria in cui l’agonismo ha ancora la meglio rispetto alla tecnica.