Dopo Parigi, Bruxelles. A 5 mesi di distanza, l’Europa è ricaduta nella paura. Gli attacchi rivendicati dall’Isis sono tornati a seminare il panico, e il mondo del calcio non è ovviamente immune.
Sempre maggiore è infatti la preoccupazione in vista dell’Europeo in programma in Francia tra il 10 giugno e il 10 luglio.
Le misure di sicurezza saranno massime, ma ciò potrebbe non essere sufficiente a scongiurare il rischio che più di qualche partita venga giocata a porte chiuse. A rivelarlo è stato Giancarlo Abete, vicepresidente Uefa, intervenendo a Radio 24 allo speciale sugli attentati in Belgio:
“Le preoccupazioni europee sono doverose, questo è un problema che tutti sentiamo come cittadini prima ancora che dirigenti sportivi, l’ evento sportivo si colloca in una dimensione residuale rispetto al tema sicurezza verso tutti i cittadini – ha detto l’ex presidente Figc – Per ogni evento sportivo c’è una titolarità in capo ai responsabili dell’ordine pubblico che va al di là di quelle che sono le titolarità e responsabilità degli organizzatori . Sia come cittadini che come dirigenti sportivi dobbiamo aumentare la nostra attenzione, ma anche riportarci alle decisione dei soggetti che hanno la responsabilità dell’ordine pubblico e della sicurezza”.
“Gli ultimi due mondiali, prima in Sudafrica, poi in Brasile, per motivi diversi sono stati caratterizzati dal rischio di incidenti e tensioni sociali – ha proseguito Abete entrando nel merito del contesto calcistico – È una realtà con la quale purtroppo il mondo dello sport deve convivere. Dobbiamo tenere la testa alta e mantenere fiducia nei propri valori di riferimento, affidandoci alle professionalità e sensibilità dei soggetti titolati ad assumere determinate decisioni, facendo il più possibile eventi, e rinviandoli o non facendoli nel momento in cui si palesassero rischi significativi”.
Queste invece le parole specifiche di Abete in vista degli Europei, in cui tra l’altro l’Italia debutterà sfidando proprio il Belgio: “Il rischio porte chiuse può esistere sempre perché parliamo di una competizione in cui l’evento deve avvenire. Non ci sono partite rinviabili ad altra data, in un torneo si sconta il fatto che determinate date sono funzionali al risultato finale del torneo. Mi sembra che oggi le priorità siano diverse, parliamo di eventi che hanno già avuto un impatto negativo sul torneo. C’è una maggiore percezione di rischio, minor entusiasmo a partecipare con uno spirito positivo. Parliamo però di un torneo previsto per Giugno mentre adesso stiamo parlando di un’emergenza di queste ore. Come dirigenti sportivi dobbiamo continuare ad operare con fiducia e preoccupazione. Capendo che sono battaglie che si vincono solo mantenendo uno spirito positivo”.