Bruno Pizzul, re delle telecronache per quanto concerne la Nazionale italiana, ai microfoni di passionedelcalcio.it si è espresso sugli ottavi di finale contro le Furie Rosse. Non sono mancate le osservazioni su Roberto Baggio e Pelè.
Cosa l’ha colpita di più di questo inizio Europeo?
La qualità modesta di tutte le partite. Mi auguro che andando avanti migliori lo spettacolo. Questa manifestazione viene disputata dopo una stagione logorante ed è normale che i giocatori non siano al top. Alcuni avanzano l’idea di cambiare il periodo dell’inizio Europeo e forse potrebbe essere un’ipotesi plausibile. Delle debuttanti sono state convincenti le prestazioni sia dell’Albania che dell’Islanda. Si evince, in sintesi, che non ci sono squadre materasso.
E dell’Italia?
La nostra Nazionale è stata tarata troppo duramente all’inizio. Ora rischiamo che dopo due partite normali si cada però nel difetto opposto, essendoci un clima di eccessivo ottimismo.
Il 27 incontreremo la Spagna, di cui non abbiamo un buon ricordo visto gli ultimi due Europei. Su cosa dobbiamo puntare: sulla voglia di vendetta come ha detto Bonucci, sul gruppo coeso alla Conte o sulla sana follia ostentata da Buffon?
(Ride, ndr) Focalizziamoci su tutte le armi di carattere tecnico che abbiamo. Nel derby con la Spagna dobbiamo sfruttare un loro difetto che si è visto palesemente ieri contro la Croazia: si espongono facilmente al contropiede e bucano in difesa. Inoltre De Bosque non ha fatto turn-over, segno che non si fida delle “riserve”.
Quindi meglio incontrare la Spagna della Croazia?
Sì. Al contrario di quello che pensano in molti ritengo questa Spagna, a lume di naso, molto più abbordabile rispetto al passato, mentre la Croazia è pericolosissima.
L’ultima volta che abbiamo vinto con loro era il Mondiale di Usa ‘94. Finì 2-1 con i gol dei due Baggio, Dino e Roberto. Che partita è stata?
Bella perché vinta all’ultimo, dopo che loro sbagliarono un gol praticamente già fatto. E’ vero, da allora solo sconfitte e qualche pareggio. E’ ora di cambiare il trend.
A proposito di Roby Baggio come mai il giocatore italiano forse più forte di sempre non ha mai disputato un Europeo? Nel ‘96 Sacchi non lo convocò nonostante un Mondiale strabiliante, nel 2000 Zoff non lo chiamò, nell’88 Vicini non credette in lui forse perché troppo giovane. Che spiegazione c’è?
Lui era di una straordinaria bravura e molto appariscente, così tanto da generare negli allenatori troppo rigidi una sorta di sospetto tattico. Purtroppo in Italia se sei super bravo non sei gestibile. Quando incontrai Pelè nel Mondiale di Messico 70 prima di Brasile-Italia lui mi disse prendendoci in giro: “Vincerà l’Italia visto che Rivera è in panchina. Vuol dire che avete 10 giocatori più forti di lui”. La storia si è poi ripetuta con Totti, che non ha mai avuto un gran rapporto con la Nazionale. E’anche per questo motivo che l’Italia di adesso sta simpatica a tutti, perché manca un giocatore simbolo.
A proposito del mito brasiliano lei ha prestato la voce al film uscito da poco “Pelè. Birth of a legend”. Un aneddoto che può dirci su di lui?
Ha una memoria di ferro. Re-incontrandolo dopo tanto mi salutò ricordandosi per filo e per segno tutto. E’ di una grande cordialità e di un’umanità eccezionale.
La partita più emozionante che ha commentato della nostra Nazionale?
Tantissime. Se devo sceglierne una Italia-Olanda di Euro2000 con le parate di Toldo.
Che caratteristiche bisogna avere per svolgere la professione giornalistica?
L’atteggiamento psicologico conta tantissimo. Non si deve vedere questo lavoro come qualcosa di impossibile o di eroico. E’ difficile perché puoi ricevere delle critiche da chi ti segue, ma tra i lavori che ho fatto (ufficiale alpini, insegnante…) questo è il più semplice. Ho giocato anche a calcio. Senza ombra di dubbio è molto più ostico giocare che commentare una partita. Inoltre bisogna rimanere una persona e non atteggiarsi a personaggio. Fondamentale, poi, è la correttezza nei riguardi di tutti.
Grazie Bruno, con te è sempre “Tutto molto bello”