Il calcio italiano resta al palo. Poco più di due mesi dopo la clamorosa débacle dell’Italia che ha mancato la qualificazione al Mondiale di Russia, la figuraccia si sposta sul piano politico attraverso l’altrettanto clamorosa mancata elezione del presidente della Figc. Altro che election-day, non sono bastate tre votazioni e un ballottaggio per identificare il successore di Carlo Tavecchio, dimissionario dopo il flop dell’era Ventura. Né Cosimo Sibilia, candidato della Lega Dilettanti, né Gabriele Gravina, proposto dalla Lega Pro e neppure Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, hanno raggiunto il quorum richiesto, rispettivamente al 75%, al 66% e al 50%+1 dei voti e poi della maggioranza semplice.
Proprio il terzo tentativo a vuoto ha prodotto la clamorosa spaccatura: niente cartello tra Gravina e Tommasi, l’Assoalciatori ha deciso per la scheda bianca, imitata dai Dilettanti, su invito dello stesso Sibilia, poi protagonista di un botta e risposta con Gravina, vincitore virtuale del ballottaggio con il 39,06 contro il 59,09 per cento delle schede bianche.
“Avevamo un accordo su Gravina presidente – ha detto Sibilia – ma loro all’interno hanno avuto problemi, quindi non ci sono le condizioni”. “Non stiamo a parlare di proposte di accordo, che definisco volgare. Non potevo accettare la presidenza” ha replicato Gravina. A questo punto è spianata la strada per il commissariamento: palla al presidente del Coni Malagò.