Galliani, Montolivo e la frecciata a Sinisa

Se a inizio luglio gli avessero detto che due mesi più tardi avrebbe maturato più arrabbiature che in tutta la stagione precedente alla Sampdoria, Sinisa Mihajlovic c’avrebbe anche creduto, o forse no. Perché da una parte la vita in un grande club è ovviamente più difficile e stressante rispetto a quella in una società di provincia pur di ambizioni medio-alte. Ma dall’altra le prime settimane di lavoro erano parse un Eden.
 
Elogi come se piovesse da parte di giocatori e tifosi, e pure un endorsement pesante da parte del presidente Berlusconi, che prima di partire per la tournée cinese si dichiarò soddisfatto per come stava nascendo la nuova creatura.
 
Ma la luna di miele è finita ben prima di quanto fosse logico aspettarsi, paradossalmente in concomitanza con l’acquisto di Alessio Romagnoli. Il golden boy della difesa rossonera è stato voluto con insistenza da mister Sinisa, l’ex Cav, e pure Galliani, hanno fatto buon viso, ma quei 25 milioni non sono andati giù ai piani alti. Da quel momento, apriti cielo, con i primi accenni di incomprensioni tra tecnico e proprietà. Dal caso Mexes, rimasto in rosa a furor di presidente, fino al no secco a Soriano, passando per un (non) gioco troppo simile a quello dell’era Inzaghi.
 
Le partite contro Fiorentina e Empoli sono stati inattesi film horror, e sul banco degli imputati sono saliti proprio i figliocci di Sinisa: prima Ely e lo stesso Romagnoli, poi un irriconoscibile Bertolacci.
 
Non lo scenario migliore per preparare il derby, con tanto di vigilia lunga a causa della sosta. Derby nel quale dovrebbe rivedersi Montolivo, proprio al posto dell’infortunato Bertolacci: “Montolivo? Lascio decidere all’allenatore, che è bravo ed è pure pagato bene…” la gelida risposta di Galliani a domanda precisa. E in tribuna per Milan-Empoli c’era Vincenzo Montella

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