Il Parma FC? Non è fallito, ma anzi gode di ottima salute economica. Tra i Parma vecchi e nuovi, fare confusione è quasi inevitabile e allora proviamo a mettere ordine. L’attuale società rinata grazie ai “Magnifici 7” è il Parma Calcio 1913, erede del Parma Ac dichiarato fallito e protagonista dell’ultima stagione in Serie A della società emiliana.
A propria volta, la società che fu presieduta da Tommaso Ghirardi nacque nel 2007 dalle ceneri del vecchio Parma Fc, quello dei grandi trionfi dell’era Tanzi poi travolto dallo scandalo Parmalat e da una massa debitoria di 138.532.189 euro. Travolto, ma non fallito.
Questo infatti è stato possibile scoprire dopo che, su autorizzazione del Tribunale di Parma, Cristina Rivolta, subentrata a giugno a Enrico Bondi, ex commissario di tutti i rami d’azienda, Parma Fc compreso, appartenuti alla galassia Parmalat, messi in salvo grazie ad accordi con i creditori, ha pubblicato le relazioni sulla gestione dello stesso Bondi.
Da esse si evince che tra il 2005 e il 2014 nelle casse del Parma Fc sono transitati 63 milioni di euro, che hanno portato il totale dei soldi a disposizione da 2.040.109 euro a 65.490.177 euro, dei quali 16 milioni ancora da spendere.
Come è stato possibile tutto questo? Per buona parte la cifra è legata a quanto pagato da Ghirardi: 27.764.945 euro, dei quali 4,5 milioni dalle quote del capitale della società Parma FC e 23,3 milioni per i marchi del Parma FC, gli stessi acquistati nei mesi scorsi dall’attuale società per 250.000 euro.
Altri 6,5 milioni vennero da una caparra versata dalla società Inversiones Renfisa sl di Lorenzo Sanz, l’ex presidente del Real Madrid che nel 2003 sembrò a un passo dall’acquisto del club. Non se ne fece nulla, ma Renfisa si era impegnata con tanto di atto formale ad acquistare il club pagando 7,5 milioni di euro di caparra, il cui importo è rimasto nelle casse del club. Il resto della cifra è legata a transazioni con soggetti singoli (2,8 milioni, più ricchi interessi di 4 milioni), da un deposito presso le Generali Assicurazioni di ben 6,7 milioni di euro, dopo che nel 2002 Calisto Tanzi aveva avviato un’operazione di cartolarizzazione legata alla cessione di diritti futuri di sponsorizzazione con la società Fiordilatte, accordo di cui ha poi beneficiato la gestione del commissario straordinario, e con istituti di credito: 16.625.450 euro, che hanno coinvolto colossi come Intesa Sanpaolo (2,5 milioni), Cariparma (2,5 milioni), Unicredit (4 milioni), Antonveneta (3 milioni), Credem (1 milione) e con importi minori Montepaschi, tutti preoccupati di non essere coinvolti nel crac della società.
Alla fine, i creditori si sono spartiti 26.658.488 euro, mentre l’attuale quota in cassa è riservata ad alcuni contenziosi, come quello contro giocatori, procuratori e ex dirigenti del Parma Ac o un’azione risarcitoria promossa presso la Corte d’Appello di Bologna nei confronti dell’Hellas Verona “quale responsabile per gli atti dannosi posti in essere dal suo amministratore”, contenzioso oggi pendente davanti alla Corte d’Appello di Bologna.