L’Assemblea telematica dei club di Serie C è stata “drammatica”, per usare le parole del presidente Francesco Ghirelli. L’ultimo campionato professionistico d’Italia potrebbe risentire più degli altri della crisi economica post Coronavirus, sia che si porti a termine la stagione, sia che si decida di interromperla.
Tagli e sacrifici sono alle viste, ma mentre in generale regna l’incertezza, ferma è la posizione del presidente della FeralpiSalò Giuseppe Pasini, che ha rivolto un sentito appello alla categoria e a tutti i presidenti delle altre serie affinché si decida di non riprendere a giocare:
“Brescia oggi è la seconda città più colpita a livello nazionale, oggi abbiamo avuto circa 1.500 decessi e siamo in grande emergenza sanitaria.
Oggi il decreto impone la chiusura fino al 13 aprile ma vi posso confermare che non è detto che non si estenda anche oltre. Rappresento industriali di Brescia e stiamo facendo mappature e stabilendo ferree procedure per far rientrare dipendenti nelle aziende. A fronte di tutto ciò non riesco a comprendere come si possa pensare di riprendere il campionato.
Non è solo una questione etica, ma non ci sono le possibilità di riprendere. Se devo tenere dipendenti a un metro di distanza come si può pensare a giocare quando il contatto fisico è continuo? Come facciamo quindi a far ripartire il tutto con prevenzioni sanitarie idonee? Credo che qualcuno non si renda conto della situazione. Venite a Brescia a vedere cosa sta succedendo: il 70% delle nostre aziende è chiuso, abbiamo più di 30mila lavoratori in cassa integrazione.
Come possiamo oggi pensare di far riprende il campionato. Non è solo etica, non ci sono le condizioni per farlo. Mi rivolgo anche ai presidenti di Serie A con fior fior di aziende: come possono pensare di poter prendere così sotto gamba una situazione drammatica che sta vivendo il nostro paese ?
Lo stop creerà non pochi problemi, soprattutto a livello contrattuale con i calciatori. Sappiamo che la cassa integrazione copre fino a 50mila euro lordi ma sappiamo anche che solo un certo numero di professionisti entra in quella soglia, altri guadagnano di più.
Serve assolutamente quindi un accordo con l’AIC e sappiamo che dobbiamo fare dei sacrifici , li facciamo noi presidenti, li fanno i dipendenti fermi a casa in cassa integrazione e li dovranno fare anche icalciatori, i direttori e tutto il mondo del calcio (…) Secondo me è giusto chiudere dando le promozioni d’ufficio a chi è in testa e bloccare le retrocessioni (…) Vogliamo ripartire tutti insieme. In sicurezza”.