La Serie A di quest’anno è, probabilmente, una delle competizioni più entusiasmanti che si ricordi. Dopo più di un ventennio sembrano tornati i tempi delle “7 sorelle”, anni in cui in campionato le squadre candidate a lottare per il titolo erano addirittura sette.
Nonostante Napoli e Milan, finora, abbiano dimostrato di avere una marcia in più, questa edizione della Serie A sembra fortemente improntata sull’equilibrio. Le due milanesi, il Napoli appunto, l’Atalanta, la Juventus e le due romane, infatti, potrebbero tutte avere qualcosa da dire da qui a fine campionato.
Se la maggior competizione nazionale rischia di essere la più equilibrata in tempi recenti, forse, è perché la squadra che più di tutte l’ha monopolizzata nel decennio appena trascorso non è partita nel migliore dei modi. Nelle prime 4 giornate di campionato, la Juventus ha collezionato la miseria di 2 punti, facendosi rimontare da Udinese e Milan e cadendo sotto i colpi di Empoli e Napoli.
Poi, però, qualcosa è cambiato. Forse non è questo il momento più opportuno per tessere le lodi del lavoro svolto alla Continassa, alla luce della recente sconfitta casalinga col Sassuolo. Tuttavia, nel filotto precedente, composto da 7 partite tra campionato e Champions, i bianconeri hanno totalizzato 6 vittorie e 1 pareggio. I numeri, dunque, sembrano confermare una crescita e anche il pari raggiunto in extremis con l’Inter sa più di punto guadagnato.
Alla base dei risultati ottenuti fino a poco tempo fa dagli uomini di Massimiliano Allegri c’è innanzitutto una tenuta difensiva ritrovata, confermata nel derby d’Italia. In generale, va detto che la partita tra Inter e Juventus è stata uno scontro diretto dal sapore “tradizionale”. In primis, perché il posticipo della nona giornata della Serie A ha registrato il record di spettatori in campo domestico da oltre un anno e mezzo a questa parte, periodo in cui il calcio si è disputato senza tifosi.
In secondo luogo, perché i quasi 60.000 spettatori presenti a San Siro hanno assistito a una partita molto “all’italiana”, con poco spettacolo e fin troppi tatticismi. Nulla di nuovo, se si guarda alle partite recenti della Vecchia Signora.
Dopo l’inizio traumatico, Allegri ha deciso che era arrivato il momento di ripartire dalle basi. Per un allenatore come lui, che non ha mai fatto mistero dell’importanza che l’organizzazione della fase di non possesso riveste nel suo calcio, partire dalla difesa è stato il passo più naturale. In effetti, nelle prime 4 gare domestiche della stagione la Juventus aveva sempre concesso gol, un dato in controtendenza con la tradizione bianconera.
Più in generale, in molte occasioni davanti alle telecamere l’allenatore 5 volte campione d’Italia aveva puntato il dito contro la mancanza di sacrificio della squadra. “Dobbiamo ritrovare il gusto di difendere”, aveva detto ai microfoni dopo la vittoria contro la Sampdoria, che infatti era coincisa con due gol subiti.
Ricompattare la squadra dal punto di vista difensivo, dunque, aveva un duplice scopo nella mente di Massimiliano Allegri. Il primo, era di creare un gruppo più coeso, pronto a sacrificarsi sempre per il compagno anche senza la palla. Il secondo, cominciare a ottenere punti, di riffa o di raffa.
Finora, sembra che entrambi gli obiettivi siano stati raggiunti. Dalla partita contro il Chelsea, fino a quella contro lo Zenit, la Juve ha vinto per 1-0 in ben quattro circostanze, senza correre particolari pericoli. In generale, i bianconeri hanno dato la sensazione di essere squadra, dentro e fuori dal campo.
E allora, cosa manca alla Juventus per tornare a essere protagonista assoluta, in Italia e in Europa? Assodata l’importanza della fase difensiva, finora gli uomini di Allegri hanno offerto davvero troppo poco in fase di possesso, soprattutto durante il periodo che Paulo Dybala ha trascorso in infermeria.
Il numero 10 argentino è fondamentale nello sviluppo dell’azione bianconera, a maggior ragione se si considera il deficit qualitativo della Juve a centrocampo. È proprio questo il rebus che accompagnerà Allegri per il resto della stagione e che potrebbe deciderne le sorti.
Ad oggi, se si esclude Locatelli, il cuore dell’11 bianconero ha dimostrato di saper dare equilibrio alla squadra ma di faticare a cucire gioco. In questo senso, l’inserimento di un giocatore qualitativamente sopra media come Arthur potrebbe rappresentare la svolta della stagione juventina.
La solidità difensiva, da sola, rischia di non bastare e si è visto contro il Sassuolo, ma se Allegri riuscirà a far coesistere tutti i suoi giocatori più qualitativi contemporaneamente, senza compromettere l’equilibrio della sua creatura, la Juventus avrà ancora una volta qualcosa da dire.