Il messaggio dell’ormai ex allenatore dei friulani.
Luca Gotti, ormai ex allenatore dell’Udinese, ha voluto rivolgere un saluto speciale per accomiatarsi dal club. Lo ha fatto, in particolare, con una lunga lettera pubblicata sul ‘Messaggero Veneto’ di sabato.
“Come è noto, non sono persona che ama il clamore o le cose eclatanti – scrive Gotti nel messaggio -. Però in questi giorni ho ricevuto un numero talmente impressionante di attestati di stima e di affetto che mi hanno suggerito di scrivere queste righe. L’Udinese non è la squadra di calcio della città di Udine, l’Udinese è una passione in tutto il Friuli e per i friulani nel mondo”.
“Qualche anno fa – prosegue – mi colpi l’elogio del friulano di Mauro Corona, da leggere, che tra le altre cose dice: ‘Il friulano è come la torre di Pisa, si piega ma non crolla. E’ difficile abbattere i friulani. Ci hanno provato guerre, miseria, terremoti, alluvioni, frane, e inverni da castigo. Niente da fare, il friulano non lo stendi. Fisicamente è vulnerabile come tutti, moralmente no. Moralmente il friulano è fatto di ghisa, e guarda al futuro con cautela…”
“Proprio per questo la maglia dell’Udinese si carica di significati e valori simbolici – aggiunge Gotti – che appartengono a questa gente e a questo territorio, e va portata e custodita con questo rispetto. A maggior ragione in un tempo in cui tutti noi tendiamo all’individualismo e a rinchiuderci nei nostri piccoli universi solitari, il valore di una maglia che unisce è ancora più grande”.
“Le partite di calcio si vincono e si perdono, e tutti sappiamo che vincere è bello e importante, ma è importante anche come ci si comporta vicino a quella maglia, con dedizione al lavoro, serietà, compostezza, umiltà, rispetto, ma anche orgoglio e caparbietà. Io ci ho provato, qualche volta mi è riuscito e qualche volta meno, però ci provato”.
“Grazie a tutte le persone, tutte, che hanno portato il loro piccolo o grande contributo per rendere le cose migliori, o anche solo hanno provato a farlo, a partire dalle più semplici e umili, spesso lontane dai riflettori, ma preziosissime. Un saluto a quelli che in questi anni mi sono diventati amici, molti in questa regione splendida, persone speciali che mi hanno regalato un pezzetto del loro cuore, che porterò ovunque dentro di me. Mane diu, Mandi” conclude l’ex tecnico, salutando in dialetto friulano.