Che l’addio al Parma di Antonio Cassano non sia stato morbido lo si era intuito. La richiesta di rescissione dopo la partita contro il Cesena del gennaio 2015, quando la crisi societaria che avrebbe poi portato al fallimento era deflagrata, non fu accolta bene dallo spogliatoio e anche dal tecnico Roberto Donadoni. La stella della squadra che abbandonava la nave che stava affondando, pensarono molti tifosi.
Il capitano di allora Alessandro Lucarelli, oggi dirigente del club crociato, ha rivelato però particolari inediti di quello che fu di fatto l’ultimo giorno di Cassano da giocatore del Parma, svelando un retroscena molto acceso nella propria autobiografia, “L’ultima bandiera”.
Secondo Lucarelli Cassano fece saltare un patto nello spogliatoio, dove era stato deciso di comunicare solo al termine della partita la decisione mettere in mora la società, solo perché il tecnico non lo aveva mandato in campo dall’inizio in quella partita: “Antonio, dalla distribuzione delle casacche capì che non sarebbe stato titolare. Allora pensò bene di rilasciare un’intervista in cui denunciò la situazione dei mancati pagamenti. Peccato che soltanto il giorno prima mi avesse garantito che non avrebbe parlato. Non disse nulla a nessuno, fece la cosa per puro tornaconto personale. Voleva andare via e per questo fece nuovamente casino”.
“La domenica, il patatrac – prosegue il racconto dell’ex difensore – Io andai in tribuna perché squalificato, lui in panchina perché Donadoni aveva deciso così da giorni. I tifosi al Tardini, però, videro la scelta del mister come una punizione per la denuncia fatta da Cassano. E così iniziarono a invocarlo. Ma ciò che mi fece letteralmente perdere la testa fu quando lo vidi andare sotto la Curva Nord a fine partita, una cosa che lui si era sempre rifiutato di fare al termine di ogni gara. Questa volta, perché gli tornava utile, andò a parlare con i tifosi”.
Lucarelli non riuscì poi a controllarsi: “Quando vidi quella scena, non capii più nulla. Partii dalla tribuna saltando i gradini quattro a quattro, mi fiondai nello spogliatoio, sentii gridare Mirante: “E’ inutile che fai il fenomeno”. Proprio quello che mi serviva per chiudere definitivamente la vena e lanciarmi verso il compagno che aveva tradito la nostra fiducia. Feci in tempo a urlargli: “Sei un bast***o, sei un pezzo di m****”. Poi intervenne Luca Bucci, il nostro preparatore dei portieri, sollevandomi di netto e portandomi dentro alle docce. Tirai un cazzotto talmente forte da staccare il doccino, ma fui marcato stretto e non mi mossi da lì per un quarto d’ora. Giusto il tempo di permettere a Cassano di andarsene. Di lì a poco avrebbe rescisso”.