“Non era un’operazione da me”
Intervistato dal Giornale di Brescia, Massimo Cellino, il presidente delle Rondinelle, ha fatto il punto dopo cinque anni alla guida del club lombardo. Senza dimenticare i problemi relativi alla stretta attualità e alle vicende giudiziare che lo hanno coinvolto, l’ex patron del Cagliari ha affondato i ricordi nel passato. E agli errori che non commetterebbe se potesse tornare indietro.
“Rimpiango di essere tornato in Italia cinque anni fa. E poi non riprenderei Balotelli, che è stata un’operazione non da me. Poi fu un errore mandare via Marroccu dopo la promozione, ma anche riprenderlo lo scorso anno. Mi ero preso tutte le colpe, anche quelle non mie. Di cosa sono più fiero? Dell’aver creduto in Sandro Tonali“, ha esordito Cellino.
Sul momento societario e tecnico della sua squadra, il presidente ha messo le cose in chiaro: “Credo di essere riuscito a togliere la piazza dalla mediocrità, sia a livello finanziario sia per le strutture, anche se so che i tifosi preferirebbero avere chi spende. La stabilità economica però è troppo importante. Manca il consolidamento sportivo dei risultati, lo riconosco. L’obiettivo prima del Covid era portare il Brescia in A e lasciarlo stabilmente lì per poi tornare in Inghilterra, ma ora tutto è cambiato. Io comunque non scappo, a maggior ragione ora che ci sono personaggi appollaiati pronti ad acquistare la società. Qualcuno pensa che il mio sia un modo anacronistico di fare calcio, ma in realtà ho dei principi e una morale dai quali non transigo. Tenere i conti in ordine è al primo posto, il Brescia è una società sana2, ha concluso.