Alla vigilia il ct Löw era stato buon profeta: “Vincere un Mondiale per due volte di fila è quasi impossibile”. Forse, però, il tecnico campione in carica non pensava che fosse così difficile anche ripartire. La Germania cade sorprendentemente nella prima partita del gruppo E contro il Messico, complicando la corsa al primo posto più che alla qualificazione, alla portata contro Corea del Sud e Svezia. Ma in una Mosca piena di messicani in festa a preoccupare in casa tedesca è la condizione generale della squadra, in balia dell’avversario per tutto il primo tempo sul piano tattico di fronte alla semplice, ma efficace ricetta dei messicani: pressing e ripartenze sfruttando lo squilibrio tattico dei campioni, spaccati in due e irriconoscibili in molti elementi chiave.
Il Messico anzi va all’intervallo con tanti rimpianti perché oltre al gol-partita di Lozano al 37’ su contropiede rifinito da Hernandez, le occasioni sprecate sono davvero tante. Così nella ripresa con il crollo fisico dei centramericani la Germania fa partire l’assalto al fortino di Ochoa, che sarà però sterile: ci provano tutti, da Muller a Kroos fino a Kimmich e ai subentrati Brandt e Mario Gomez, ma tra legni, salvataggi sulla linea, imprecisioni e tanta frenesia la Germania esce a testa bassa, come non accadeva all’esordio dal 1982.