Lunga lettera pubblicata da James Pallotta sul sito della Roma alla vigilia dell’ultima partita in giallorosso di Francesco Totti.
“Domenica sarà per me un privilegio poter essere allo Stadio Olimpico, assieme ad altri 70.000 tifosi, per assistere alla fine del primo volume di una carriera leggendaria.
Non è necessario spiegare cosa significhi Totti per la Roma o per la città di Roma. Quando abbiamo pensato per la prima volta di investire in questo Club, sono due le cose che ci hanno immediatamente colpito: Francesco Totti e l’incredibile tifo che circondava la squadra.
Con chiunque parlassi, che fosse un tassista, un cameriere, o un tifoso incontrato per strada, era lampante la devozione dei romani nei confronti di Totti.
Per loro, non era solamente il più grande attaccante della storia del calcio italiano. Mi dicevano che si rivedevano in lui: un vero romano, un tifoso che li rappresentava sul terreno di gioco.
Mi hanno insegnato, sin dal primo giorno, che Francesco Totti non era solamente un grande giocatore: era ed è il simbolo di Roma.
Sono un grande appassionato di sport. Lo sono sin da bambino, quando vivevo nel North End di Boston, a soli due isolati dal Boston Garden.
Anche io ho avuto i miei idoli, come tutti.
Ero molto giovane quando una leggenda come Bill Russell frantumava record con la maglia dei Celtics. All’epoca, era come un Dio per me e per i miei amici. Ha giocato 11 anni per i Boston Celtics.
Non ero ancora nato quando fece il suo esordio, ma avevo 11 anni quando ha giocato la sua ultima gara. E dopo di lui si sono susseguiti altri grandi giocatori: Carl Yastrzemski, Bobby Orr, Larry Bird. Un elenco lungo, molto lungo.
Pensavo che 13 anni nella stessa squadra fossero un’eternità, ma molti dei tifosi che domenica saranno all’Olimpico vedono giocare Francesco da 25 anni, un quarto di secolo.
Qualcosa di incredibile. E di difficile comprensione.
Da quando sono diventato Presidente della Roma, ho il privilegio non solo di veder giocare Francesco, ma anche di trascorrere del tempo assieme a lui, lontano dai riflettori.
Sarà anche il Dio del calcio quando si allaccia gli scarpini e guida la squadra sul campo, ma il Francesco che ho imparato a conoscere è umile, con i piedi per terra. Francesco è una splendida persona.
Una volta ero a Manchester per assistere alla partita tra la Roma e il Manchester City all’Etihad Stadium. Mi trovavo in hotel con alcuni tifosi di casa prima della partita. Non riuscivano a credere che Francesco giocasse ancora per noi. Erano colpiti dal fatto che quella sera sarebbe partito titolare e avrebbe guidato il nostro attacco.
Avrei voluto incontrarli di nuovo al termine della partita – dopo che Francesco aveva segnato il gol del pareggio e scritto il suo nome nel libro dei record come il giocatore più anziano ad aver segnato in una partita di Champions League.
Era il 2014.
All’epoca non pensavo nemmeno che due anni più tardi avrebbe potuto ancora una volta essere decisivo e segnare gol incredibili.
Quello che ha fatto lo scorso anno, verso la fine della stagione, è simile a una sceneggiatura di Hollywood. Come lo è stata la sua carriera. Il mio unico rimpianto è non essere arrivato prima per godermi i primi 20 anni di Francesco Totti con la maglia giallorossa.
Ho solo i video che raccontano le centinaia di momenti magici, ma viverli in prima persona sarebbe stato completamente diverso.
Domenica ci sarò, per assistere all’ultima partita di Francesco con la maglia della Roma. È la fine di un capitolo della vita di Francesco e l’inizio di una nuova era.
Sono certo che verrà versata più di una lacrima, sia in campo sia sugli spalti, ma domenica sarà la festa di quella che è un’icona, una leggenda nella storia dello sport.
Godetevi questo momento.
Cantate, gioite, piangete e ricordate.
È un momento unico per voi.
Non ci sarà mai un altro Totti”.