Paolo Scaroni si sbilancia sul futuro del Milan

Le parole di Scaroni

Paolo Scaroni, Presidente del Milan, è intervenuto a Radio TV Serie A con RDS all’interno del format Goal Economy, curato da Marco Bellinazzo: “Sono stato il primo presidente di una squadra italiana in Serie A di proprietà straniera. Sono stato presidente del Vicenza che era in A ed era reduce dalla vittoria della Coppa Italia, il trionfo più importante della sua storia. Era un’epoca in cui abitavo in Inghilterra, il Vicenza era di proprietà di una public company inglese, mi chiesero di fare il presidente perché sono vicentino e per tre anni mi sono cimentato con questo ruolo, con grandi gioie e soddisfazioni. Forse è stata una delle ragioni per cui sono approdato al Milan”.

“Ho l’impressione che in questi venti anni la Serie A abbia perso dei colpi, non ha tenuto il passo della crescita che hanno avuto gli altri campionati europei e in particolare quello inglese. Venti anni fa la Serie A era il campionato di riferimento nel mondo del calcio, oggi non lo è più. Oggi c’è la Premier e le coppe UEFA semmai. Come attrattività nel mondo la serie A è scesa. Il campionato inglese raccoglie più di 2 miliardi dai diritti televisivi internazionali, noi a fatica 200 milioni. È in questa cifra che sta molto della differenza”.

“Noi attraverso Milan Futuro facciamo una grande scommessa sui giovani, è un investimento importante economicamente, che siamo convinti di voler fare, anche questo è un investimento per il futuro. Nel calcio non sempre tutti i disegni portano ad un risultato nel breve termine, ma sono fiducioso. È chiaro che noi siamo qui per vincere, è il nostro obiettivo, abbiano fede i nostri tifosi che noi pensiamo solo a vincere le partite”.

Capitolo stadio: “Non voglio certo assolvere la politica e tantomeno la politica del comune di Milano perché il progetto di cui stiamo lavorando oggi è il fratello gemello di quello di sei anni fa e nonostante siano passati sei anni non è successo niente. Devo dire però che è cambiata anche la visione dei cittadini, i politici vogliono essere votati, mi ricordo nel 2018 quante gente mi diceva “volete buttar giù san siro, il più bello stadio del mondo” e io rispondevo facendo riferimento agli stadi moderni, San Siro è bellissimo, ma si può migliore. Non è San Siro, ma sono Milan e Inter a essere iconiche. Dove andiamo diventiamo iconici. Il concetto del nuovo che è più bello dell’esistente ha fatto strada nella testa degli italiani e dei milanesi anche perché accendendo la televisione i tifosi vedono gli europei in Germania ad esempio, vedono stadi bellissimi, diversi da quelli che abbiamo noi in Italia. È stato un processo non solo della politica ma anche degli italiani e dei milanesi che si sono resi conto che lo stadio di San Siro dove andavano con il padre o il nonno e dove hanno bellissimi ricordi è bello, ma è meglio averne uno nuovo. Il piano di San Donato è passato da A a B da quando la sovrintendenza ha rimosso quello che sembrava un vincolo che sembrava difficile da rimuovere e cioè una ristrutturazione del Meazza a fianco della costruzione di un nuovo stadio. Questo è stato un passaggio chiave (ci tengo a ringraziare il sindaco) e che abbiamo alle nostre spalle. Ora inizia un processo di negoziazione perché noi (e intendo i due club milanesi) dobbiamo comprare lo stadio, le aree intorno allo stadio, avere i permessi di costruire attività accessorie allo stadio. Parlo per esempio delle sedi di Milan e Inter, musei e così via che verranno oggi nell’area occupata dal Meazza. Stiamo quindi negoziando un contratto con il Comune di Milano che naturalmente dovrà essere perfetto, perché è un’operazione talmente visibile e importante per la città e per tutti noi che deve essere un’operazione perfetta. Personalmente devo dire che ho un certo ottimismo”.

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