La scomparsa di Gigi Radice non ha purtroppo sorpreso chi era a conoscenza della grave malattia degenerativa che da anni aveva colpito l’ex giocatore del Milan ed ex allenatore, tra le altre, di Milan, Inter e Torino. La notizia della morte ha comunque inevitabilmente rattristato i tanti campioni che Radice ha allenato e valorizzato. Uno su tutti Giancarlo Antognoni, alla Fiorentina, senza ovviamente dimenticare i protagonisti dello scudetto del Torino 1976.
Il portiere di quella squadra, Luciano Castellini, e il capitano, Claudio Sala, sono intervenuti a ‘Radio Crc’ per ricordare la figura di Radice: “L’ho conosciuto a Monza, poi dieci anni dopo l’ho ritrovato a Torino e mi cambiò ruolo dandomi la maglia numero sette – ha detto ‘Il Poeta del Gol’ – All’inizio mi arrabbiai perché il dieci mi piaceva, era il numero della fantasia, ma poi col sette ho vinto un campionato. Alla fine capii che cambiare numero e darmi la fascia di capitano furono attestati di stima”.
Castellini ha invece sottolineato la modernità del gioco di Radice: “Io sono stato il portiere che ha giocato di più con lui. Lo chiamavano sergente di ferro, ma non era duro. Con lui si giocava per meritocrazia. Ogni tanto non ci si ricorda, ma se si va vedere i filmati andavamo tutti ad 80 all’ora, si correva tantissimo”.