Stefano Tacconi racconta la sua battaglia
Dopo aver finalmente lasciato la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, struttura in cui ha svolto dal mese di giugno a fine ottobre la riabilitazione dopo l’aneurisma cerebrale che lo aveva colpito lo scorso aprile, Stefano Tacconi ha parlato della sua battaglia in Tv, ospite della trasmissione ‘Verissimo’ su ‘Canale 5’.
“Me la sono vista brutta – ha raccontato l’ex portiere, fra le altre, di Avellino, Juventus, Genoa e Nazionale alla conduttrice Silvia Toffanin -. Pensavo di essere immortale e invece dietro l’angolo c’era qualcosa di inaspettato. Fortunatamente il giorno che mi è successo c’era con me mio figlio Andrea. Da un paio di giorni mi sentivo molto stanco perché avevo guidato da solo per più di tremila chilometri, avevo mal di testa e dovevo aspettarmi che qualcosa non andasse bene, ma non pensavo fosse una cosa del genere”.
Sui mesi successivi, Tacconi ha aggiunto: “Mi sono perso un po’ di cose in questo periodo, come il matrimonio di mia nipote e il diciottesimo di mia figlia. Però, almeno, mi hanno visto vivere che è quello che conta. La cosa più complicata è stata la riabilitazione. Nonostante sia stato un atleta non entravo in palestra da 25 anni e ho faticato tantissimo: ho dovuto ricominciare tutto da capo, a camminare e a parlare”.
“Mi dicono che devo stare attento perché può tornare l’emorragia, ed è quello che mi fa un po’ più paura, perché io non sto mai fermo – ha poi spiegato Tacconi -. Il medico che mi ha operato aveva detto a mia moglie: ‘non so se arriverà a domattina’. Sono frasi forti da sentire, è stata dura ma lei ha resistito senza mai mollare. Adesso che sono tornato a casa mi sta dietro, mi cura e mi guarda…”