Francesco Totti in una lettera aperta a theplayerstribune.com racconta un retroscena di mercato risalente al 1989, quando il futuro Pupone aveva appena 13 anni.
“Ventisette anni fa, bussarono alla porta del nostro appartamento a Roma. Mia madre, Fiorella, rispose. Chi stava dall’altra parte avrebbe definito la mia carriera calcistica. Quando lei aprì la porta, un gruppo di persone si presentò come dirigenti di calcio. Ma non venivano da Roma, vestivano rossonero. Venivano dal Milan. E volevano che giocassi nella loro squadra. Ad ogni costo”.
“Mia madre lasciò perdere. Cosa pensate che abbia detto ai signori? Quando sei un bambino a Roma, ci sono solo due possibili scelte: o sei rosso, o sei blu. Roma o Lazio. Ma nella nostra famiglia, di scelta ce n’era una sola. Sfortunatamente non ho conosciuto mio nonno perché morì quando ero piccolo. Ma mi lasciò un grande regalo. Per mia fortuna, mio nonno Gianluca era un tifosissimo della Roma, e ha trasmesso quell’amore a mio padre, che lo ha trasmesso a mio fratello e a me. Il nostro amore per la Roma era qualcosa che ci portavamo. La Roma era più di una squadra. Era parte della nostra famiglia, il nostro sangue, le nostre anime”.
“Fu difficile dire no al Milan. Avrebbe significato molti soldi per la nostra famiglia. Ma mia madre mi insegnò una lezione quel giorno. Casa è la cosa più importante nella vita. Poche settimane dopo, dopo avermi osservato in un match giovanile, la Roma mi fece un’offerta. Avrei indossato i colori giallo e rosso. Mamma lo sapeva. Mi ha aiutato nella mia carriera in molti modi. Si, era protettiva – lo è ancora! – ma ha fatto molti sacrifici per assicurarmi di essere in campo tutti i giorni”.
“Quando entrai in campo per la prima partita ero sopraffatto dall’orgoglio di giocare per la mia casa. Per mio nonno. Per la mia famiglia. Per 25 anni la pressione – il privilegio – non è mai cambiata. Ovviamente, ci sono stati degli errori. E c’è stato un momento, 12 anni fa, in cui pensai di andare al Real Madrid. Quando una squadra di successo, forse la più forte al mondo, ti chiede di andare, pensi a come la tua vita potrebbe essere altrimenti. Parlai col presidente e quello fece la differenza. Ma alla fine, parlai con la mia famiglia che mi ricordò cos’è la vita. Casa è tutto. Per 39 anni, Roma è stata casa mia. Per 25 anni come calciatore, Roma è stata casa mia. O vincendo lo scudetto o giocando in Champions League, spero di aver rappresentato e portato i colori di Roma più in alto che potessi. Spero di avervi reso orgogliosi”.