Mattia Grassani, massimo esperto di diritto sportivo in Italia, è intervenuto a Tutti Convocati su Radio 24 per parlare della querelle Milan-Donnarumma.
“L’anno che aspetta il Milan e Donnarumma sarà un anno molto difficile, fatto di grande attenzione da parte di entrambi, se la situazione contrattuale rimarrà quella che è attualmente e non ci saranno trasferimenti o risoluzioni consensuali del rapporto. Questo perché con un giocatore di quel calibro, che ha diritti e doveri derivanti dal contatto, dall’accordo collettivo, e la società altrettanto, i rischi che qualcuno dei due metta un piede in fallo o ecceda rispetto ai diritti rispetto all’altro esistono e a quel punto, ma solo a quel punto, si potrebbe affrontare una tematica di mobbing” ha osservato.
“Dal momento che Donnarumma è un calciatore che è anche in età per essere comunque selezionato per la formazione primavera, lui si allena con la prima squadra, si spoglia negli spogliatoi con i suoi colleghi della prima squadra, fa l’allenamento agli ordini di Montella, il venerdì quando vengono diramante le convocazioni Donnarumma può o non può essere convocato in prima squadra, può o non può essere convocato in primavera, e nel caso in cui lo fosse è tenuto a rispondere. Per questo sarà un anno di particolari tensioni, perché ognuno dei due soggetti potrebbe incorrere in un incidente di percorso, in un’intervista fuori luogo, in un attacco indebito alla società, e viceversa la società potrebbe non corrispondere a pieno a quelli che sono i suoi obblighi nei confronti del giocatore”, ha aggiunto il legale.
“Piaccia o meno, il rapporto di lavoro sportivo è un rapporto a tempo determinato e quando si avvicina la scadenza, tre stagioni, due stagioni, una stagione, come nel caso di Donnarumma, la società l’unica cosa che può fare è cercare di cedere il giocatore o nel mercato estivo prima dell’inizio dell’ultima stagione di contratto o addirittura nel mercato invernale ma ovviamente il valore proporzionalmente nel corso del tempo scema – ha precisato poi Grassani -. Purtroppo per la tipologia del rapporto di lavoro, quando il contratto arriva allo spirare, e questo è il lato B della medaglia rispetto al datore di lavoro che è il club che ha formato, impiegato risorse, magari pagato anche profumatamente il calciatore per X anni, quando si arriva a questo tipo di situazioni il rapporto di forza è sbilanciato completamente a favore del giocatore. La società non può che accettare chiedendo la massima professionalità all’atleta, tenendo anche conto che puntare su un giocatore che è all’ultimo anno di contratto con il Milan, quando magari ha altre risorse, altri talenti da crescere e formare, l’unica cosa che può fare è non puntare su di lui, chiedendo la prestazione, pagandolo ovviamente, facendolo allenare e null’altro ma non può opporsi a questo tipo di situazione”.