In un’intervista a Tuttomotoriweb, Paolo Simoncelli ha fatto un primo bilancio dell’esperienza nel Motomondiale per il SIC58 Squadra Corse: “Si può fare e anche in maniera positiva perché nonostante tutto ci siamo fatti vedere, siamo stati forti e a parte qualche errore avremmo potuto raccogliere di più e poi siamo belli. Ci siamo presentati bene, con dei bei piloti, una bella immagine. Quindi direi positivo, sia per noi che per chi ci ha seguito”.
Il sogno è portare il Team fino alla MotoGp: “Diciamo che questo non si dovrebbe dire però sognare non è peccato e a volte inseguire i sogni aiuta a lavorare meglio. Quindi perché no”.
Il figlio Marco resta un mito di tantissimi appassionati: “Naturalmente sono orgoglioso di questo, è chiaro che vedo che in tutto il mondo si ricordano di Marco con tanto affetto e quindi è chiaro che mi fa piacere. Secondo me il segreto di Marco era nella simpatia, nella naturalezza, nell’essere normale. Ecco credo che questa parola, normale, sia semplice quanto importante, cosa che non sono più i piloti di oggi. Pensano subito di essere diventati dei fenomeni e si trasformano. Il ragazzino simpatico dei 12-13 anni, quando ne ha 16-17 diventa quasi insopportabile”.
Dove sarebbe oggi Marco: “Sarebbe già campione del mondo almeno di due anni della MotoGP, perché il 1000 era la sua moto ed è la sua moto e sarebbe stata la sua moto. Avrebbe risolto tanti problemi di peso, che l’800 gli creava. Soprattutto avrebbe potuto usare la benzina come gli altri, mentre, invece, con l’800 partiva sempre con il rubinetto della benzina un po’ chiuso altrimenti non avrebbe terminato le gare, causa il suo peso. Sicuramente sarebbe stato un campione del mondo della MotoGP, amatissimo dalla gente perché sicuramente non sarebbe cambiato”.