Ayrton Senna morì il 1° maggio 1994
A 27 anni da quel 1° maggio 1994 in cui perse la vita Ayrton Senna, la Gazzetta dello Sport ha intervistato, Giovanni Gordini, all’epoca responsabile del 118 di Bologna e oggi direttore della Rianimazione e del Dipartimento emergenza, che ha rivissuto quella tragica giornata.
“Sono arrivato qualche minuto dopo il medico della F1, Sid Watkins. Senna respirava ancora autonomamente ma era entrato in coma: aveva perso molto sangue dalla ferita sopra all’occhio destro, oltre ad avere una frattura alla base del collo per colpa della sospensione che si era staccata dalla sua Williams. Le manovre di rianimazione erano già iniziate, ma lui non dava nessun segnale di vita. Capimmo tutti subito la gravità della situazione e decidemmo di fare scendere l’elicottero in pista per portarlo all’ospedale Maggiore. Fatto quasi unico, in F1 non ricordo dinamiche simili di salvataggio. Il giorno prima Roland Ratzenberger, pilota della Simtek morto durante le qualifiche alla curva Villeneuve, era infatti stato prima portato all’ospedale del circuito”.
“Abbiamo instancabilmente continuato con le manovre di rianimazione e fatto, con i macchinari a nostra disposizione, tutto quello che non si può fare direttamente sul luogo dell’incidente: ci siamo occupati degli accessi vascolari con delle infusioni nelle vie più stabili, cambiato la tracheotomia mettendone una più consistente, somministrato alcuni farmaci. Posso assicurarlo, le abbiamo provate tutte, ma non c’è stato nulla da fare. Con la morte celebrale di Senna e dopo che il suo cuore ha smesso di battere, ci siamo trovati di fronte a un altro arduo compito: dare l’annuncio della morte ai tantissimi presenti all’ospedale. Una cosa però ci tengo a dirla: quel maledetto weekend del 1994, dove si infortunò seriamente anche Rubens Barrichello (il venerdì con la Jordan alla Variante Bassa,ndr), ha dimostrato al mondo come un sistema di emergenza deve lavorare in questi casi”.