Velocità, precisione e istinto sono temi dominanti della Formula 1, al punto che al minimo errore si rischia di andar fuori e ribaltare completamente le previsioni.
L’Insider ha raccolto questi concetti per poi metterli in un calderone di domande pronte da porre a un grande ex ferrarista: Eddie Irvine.
Nato a Newtownards, in Irlanda del Nord, arrivò nella classe regina dei motori al volante della Jordan, con cui corse fino al 1995 per poi passare alla scuderia del Cavallino Rampante. Proprio alla guida della Ferrari ottenne il suo miglior risultato storico, diventando vice campione del mondo di Formula 1 nel 1999.
L’Insider lo ha incontrato a Milano, fuori ormai dal ritmo frenetico e dal rumore assordante dei motori, ma sempre lucido e razionale come ci aveva abituato in pista.
“Ci sono molti più Gran premi rispetto alle giornate dedicate ai test che servivano per sviluppare le monoposto: quando correvo io era il contrario – ha esordito il britannico -. Inoltre sono arrivati i simulatori di gara che non credo aggiungano molto a questo sport. Credo anche che l’elettronica sia andata troppo oltre: adesso premi un pulsante e riesci a sorpassare. Hanno semplificato tutto e così la pressione non è continua come una volta: se commettevi un errore al venerdì rischiava di condizionarti per tutto il fine settimana, perché eri costretto a partire nelle retrovie nel Gran premio. Queste novità non hanno di certo fatto aumentare il numero di fans, credo anzi che ne abbiano fatto perdere qualcuno”.
“Fino dall’inizio del 2019 ho detto che Sebastian Vettel sarebbe stato un bersaglio facile e che Charles Lecrerc avrebbe avuto le carte in regola per batterlo: non mi hanno preso sul serio in molti ma in realtà avevo ragione – ha aggiunto Irvine, parlando della situazione che si è venuta a creare in casa della Ferrari -. Nonostante sia stato per quattro volte campione del mondo non ho mai pensato che il tedesco fosse particolarmente veloce. Lo aveva già dimostrato con Daniel Ricciardo ai tempi della Red Bull ed è quanto sta capitando ora a Maranello. Penso che adesso in Ferrari dovrebbero concentrarsi sul monegasco. Binotto, che è stato il mio ingegnere, è un ragazzo super intelligente e super tranquillo ma è davanti a decisioni difficile da prendere, perché Vettel potrebbe creare problemi a Leclerc in futuro. Cosa che in Mercedes non succede con Bottas e Lewis Hamilton”.
Insomma, come sempre, il nordirlandese non si è tirato indietro nel dire la propria, confermandosi tra le lingue più taglienti tra gli ex piloti. Ma anche tra le più autocritiche. “Con Michael Schumacher non ho mai avuto problemi. Io ho fatto quello che potevo, ma lui era il più veloce. Sulla velocità pura non era secondo a nessuno. Guardando la telemetria cercavo di capire come potesse essere così rapido”.