Una riflessione sulla propria carriera e il suo ruolo nel Circus.
Max Verstappen in Formula 1 è diventato un autentico dominatore nell’ultimo anno e mezzo, dopo quel titolo iridato del 2021 ottenuto ai danni di Lewis Hamilton all’ultimo giro dell’ultima gara. Con il campionato ancora fermo per la pausa estiva, il pilota Red Bull ha deciso di rilasciare un’intervista in patria provando a inquadrare l’immagine che ha di se stesso rispetto ai colleghi e alla storia della disciplina. E le sue considerazioni potranno risultare sorprendenti per qualcuno.
“Ogni pilota ha bisogno di essere convinto delle proprie qualità, è fondamentale – ha spiegato Verstappen a ‘De Telegraaf’ -. Se non è così, non potrà mai avere successo. Se per esempio non sei il miglior pilota nella griglia della Formula 1, devi comunque trasmettere la sensazione di credere nelle tue possibilità. Devi farlo con chi ti circonda, ma soprattutto con te stesso. Io per esempio mai direi di non essere il migliore del paddock”.
La sua carriera non è stata però tutta un trionfo, soprattutto i primi anni dopo il folgorante debutto con la Red Bull del 2016. “Ho cercato di non chiedermi mai se ero davvero forte come credevo – ha confessato Verstappen -. Capitano però momenti più difficili, in cui devi correre qualche rischio in più. A me è capitato a inizio 2018, dopo Monaco ho dovuto premere il pulsante reset e cancellare tutto quello che era successo fino a quel momento. Ho ricominciato dall’inizio, e già nel Gran Premio del Canada che era il successivo le cose andarono enormemente meglio”.
Quello era il periodo in cui era spesso attaccato per uno stile di guida troppo pericoloso e irruente, e Verstappen ricorda come viveva quelle critiche. “Erano tempi in cui continuavano a farmi domande sul modo in cui guidavo. Ognuna di esse mi faceva infuriare, e a domande stupide rispondevo spesso anche io in maniera stupida”, ha ammesso l’olandese della Red Bull.