Fu la stessa dottoressa a dover annunciare in mondovisione la morte cerebrale di Ayrton Senna la sera stessa. Erano le 18.40.
I lutti di quel drammatico weekend furono decisivi per la Formula 1, che nel corso del 1994 e delle annate successive fece balzi da gigante in ambito di sicurezza.
La morte di Ayrton Senna al Gran Premio di San Marino del 1994 fu l'ultimo episodio di un weekend segnato in tutta la sua durata da un'incredibile susseguirsi di tragedie.
Dietro quella curva si trova il fiume Santerno, quindi nonostante le protezioni, Senna si schiantò contro un muro. Ma fatale fu l'urto di una sospensione e di uno pneumatico contro il capo del pilota.
Senna vide l'incidente dai box e ne fu talmente sconvolto da decidere di portarsi una bandiera austriaca in macchina l'indomani. Avrebbe dovuto vincere e tributare un omaggio a Roland.
Il brasiliano, candidato d'obbligo al Mondiale, arrivò in Emilia già teso: era a 0 punti dopo due Gran Premi, entrambi vinti da Schumacher, e le critiche iniziavano a bersagliarlo.
Senna, partito dalla pole position, si ritrovò alle spalle della Safety Car, poco utilizzata all'epoca. Era infatti una Opel Vectra, che innervosì molto il brasiliano in quanto troppo lenta.
Come fece sapere il primario dell'Ospedale, Maria Teresa Fiandri, il pilota perse molto sangue. Era stata lesa l'arteria temporale, ma non c'erano altri traumi evidenti. Senna aveva un aspetto sereno.
In meno di due minuti i medici accorsero e diedero le prime cure a Senna. L'elicottero trasportò immediatamente il brasiliano all'Ospedale Maggiore di Bologna.
La corsa quindi riprese, ma al quinto giro, alle 14.17 il piantone dello sterzo della Williams cedette e la Williams di Senna andò dritta alla curva del Tamburello.
Venerdì la prima brutta sorpresa: il 21enne Rubens Barrichello, erede e amico di Ayrton, decollò alla Variante Bassa e si schiantò contro le barriere. Naso rotto, una costola incrinata e tanta paura.
L'indomani il destino fu decisamente meno clemente con lo sfortunato Roland Ratzenberger, 33enne austriaco giunto alla modesta Simtek dopo anni di gavetta.
Alla Curva Villeneuve, infatti, la sua vettura perse un pezzo dell'alettone anteriore e diventò ingovernabile. Lo schianto fu fatale al pilota, che morì nonostante la prontezza dei soccorsi.
Incredibilmente la corsa proseguì, non senza un altro episodio drammatico. La Minardi di Alboreto ai box perse una gomma che travolse tre meccanici della Ferrari, uno della Lotus e uno della Benetton.
Ma anche la domenica iniziò con un incidente: la Benetton di Lehto non partì, la Lotus di Lamy la centrò in pieno. Una gomma venne sbalzata sugli spalti e colpì uno spettatore che finì in coma.
La vittoria andò a Schumacher, che precedette la Ferrari di Larini e la McLaren di Hakkinen. I piloti furono informati delle condizioni gravissime di Senna e le bottiglie di champagne rimasero chiuse.