Lewis Hamilton ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Tra i passaggi più interessanti quello legato al suo futuro.
“Potrei restare coinvolto in F1 dopo il ritiro, e credo di volerlo. Ma è difficile per me pensare a quando non correrò. Crescendo ho imparato che cambiare le cose quando ci sei dentro è più facile e riesce meglio. La F1 mi ha offerto una piattaforma per raggiungere un sacco di gente, informare, mandare messaggi positivi, incoraggiare le persone, spingere. A un certo punto anch’io mi dovrò fermare, ma la missione per rendere l’automobilismo sportivo più inclusivo non uscirà mai dalla mia mente, è qualcosa per cui vorrò sempre lottare. Non bastano certo uno o due anni, il problema deve essere attaccato dal basso, la vera chiave è la fase dell’istruzione, guardare ai giovanissimi e incoraggiarli per avere poi nei Gran Premi più meccanici, ingegneri, donne e di tutti i colori”.
“Non so perché il nostro sport ha un problema d’inclusività. Sembra che nessuno conosca il motivo. Bisogna scoprire che barriere ci sono all’ingresso, per capire come mai i ragazzi neri, ad esempio, non scelgano di studiare certe materie per finire poi in università e di conseguenza lavorare in F1. Ho messo insieme una commissione che sta lavorando da 9 mesi per studiare la situazione. Per luglio dovremmo avere qualche risultato solido, che metterò a disposizione di Mercedes, di altri team e della FIA. La F1 è la punta dell’iceberg, ma il suo esempio può ricadere sulla base, già dal karting”.