Si chiude il 2020 e con esso giunge definitivamente al termine anche la parabola in Ferrari di Sebastian Vettel.
Conclusa nella più amara maniera possibile, con il bel podio di Istanbul (e il bell’omaggio a Lewis Hamilton, nel giorno del settimo titolo mondiale) che rappresenta un piccolo cucchiaino di miele in un barile d’aceto. Un finale doloroso, come la versione “Made in Seb” di quella “Azzurro” di Adriano Celentano, ad Abu Dhabi, a testimoniare per sempre ciò che poteva essere ed è stato solo in parte.
Sei stagioni, iniziate con i tre podi nelle prime tre gare del 2015 (con la storica, prima vittoria in Rosso a Sepang). Una missione durissima, ma resa possibile: riaprire dei mondiali messi sottochiave dalla formidabile Mercedes dell’era turbo-ibrida. Un sogno che ha profumato di realtà nel 2017 e 2018, anni in cui in effetti la Ferrari di Vettel se l’è giocata. Ma qualcosa si è inceppato nella seconda metà di entrambe le stagioni, con la tenuta mentale del più italiano dei tedeschi che in qualche modo non ha retto.
Quindi il 2019, l’esplosione di Charles Leclerc, il quattro volte campione del mondo che di punto in bianco si ritrova a vestire gli strettissimi panni del gregario di lusso. L’ultima vittoria, a Singapore, con l’impressione che si trattasse di una sorta di omaggio alla carriera. E tanti, piccoli errori. La summa dei quali è probabilmente la frittata brasiliana, con Seb che si tocca con il compagno rampante e costringe entrambi al ritiro.
L’ultimo anno ha visto la versione più opaca possibile di Vettel, mai realmente a suo agio su una Ferrari di per sé lenta e inguidabile. Ma che in mano sua è somigliata a un Cavallino imbizzarrito e fin troppo spesso in testacoda. Un anno concluso al tredicesimo posto nel Mondiale, con un podio e 33 punti (contro i 347 di Hamilton, i 214 di Verstappen, i 98 dello stesso Leclerc). Con il vecchio sistema di punteggio, quello che premiava i primi sei classificati, sarebbero stati 5.
Ora questa promettente, affascinante, deludente e poi incredibilmente mesta parentesi rossa si chiude. Si apre l’avventura in Aston Martin, quella Racing Point che cambierà forma e colore ma partirà dal quarto posto mondiale e da una vittoria, quella di Sergio Perez a Sakhir. Forse Seb tornerà a sorridere, sicuramente potrà divertirsi e competere di più. Senza dimenticare quelle tristi note d’addio: “Voi siete la squadra Rossa, appassionati, non vi arrenderete mai. La mia fermata sta arrivando, mi è piaciuto stare con voi”.
E tutti i rimpianti che porta con sé.