Senza quella tragica domenica 23 ottobre 2011 in cui un terribile, assurdo incidente a Sepang lo ha portato via per sempre, oggi, 20 gennaio 2016, Marco Simoncelli avrebbe compiuto 29 anni. Si correva il Gran Premio della Malesia, nel corso del secondo giro il Sic perdeva il controllo della sua Honda, alla quale rimaneva aggrappato in un estremo tentativo di evitare una caduta. Ma la sua moto attraversava la pista, Colin Edwards e Valentino Rossi non potevano evitare l’impatto. Fatalmente: la ruota anteriore della Yamaha del texano travolgeva il povero Simoncelli, facendogli perdere il casco che veniva sbalzato lontano, mentre il pilota rimaneva a terra esanime. In Italia erano le 10.56 del mattino quando veniva diffusa la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire: Marco Simoncelli era morto. Un pilota amatissimo in patria e non solo per il suo talento e anche per la sua simpatia, il suo spirito scanzonato, il suo aspetto da eterno bambino, con quel casco di riccioli in testa. E per la sua naturale vitalità.
Poche ore prima aveva registrato un video nel quale raccontava ai suoi tifosi di sentirsi in forma per la trasferta malese, di avere tutte le intenzioni di cancellare qualche brutta prestazione nelle gare precedenti (era nell’occhio del ciclone per alcuni incidenti e gli spagnoli Lorenzo e soprattutto Pedrosa lo avevano contestato). Ma di sentirsi ottimista. E il saluto finale, con uno splendido sorriso, risultava straziante e cozzava con la tragica realtà. Quel ragazzo era scomparso per sempre.
I funerali furono celebrati il 27 ottobre 2011 nella chiesa parrocchiale di Coriano, la sua città, e vi presenziarono oltre 25mila persone, senza contare gli appassionati che seguirono le esequie in televisione. Toccante anche il concerto organizzato a Rimini nel giorno in cui avrebbe dovuto compiere il venticinquesimo compleanno, in cui cantanti e comici lo ricordarono in una serata speciale per i suoi tanti tifosi e per le persone che hanno fatto delle offerte per la fondazione fortemente voluta dalla sua famiglia e che porta il suo nome. E, come chiesto dai genitori Paolo e Rossella, tutti cercarono di strozzare le lacrime e di partecipare con il sorriso. Come, secondo i signori Simoncelli, il loro Marco avrebbe voluto.
Perché il Sic, ribattezzato così per l’abbreviazione usata in tv nelle grafiche, era fatto così. Cercava sempre di trovare un modo per sorridere anche di fronte alle avversità. Che – dopo il titolo mondiale in classe 250 nel 2008 con la Gilera – non si erano fatte attendere al passaggio in MotoGp nel 2010, al Team Gresini. Troppo irruente, dicevano di lui. Ma era solo la grande, indomabile passione di un ragazzo, nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, che era cresciuto con la velocità nel sangue e una motocicletta nel cuore.
Michele Fuzzi, suo grandissimo amico, ha parlato di lui con Sportal.it qualche mese fa: “Già alle scuole elementari continuava a farmi scherzi, gli piaceva un sacco distrarmi, impossibile non volergli bene. E già da piccolo, sembra incredibile, era convinto che sarà diventato campione del mondo, come infatti è successo. Con il passare degli anni non è cambiato di una virgola, sempre disponibile con tutti… non se l’è mai ‘tirata’, anzi l’esatto contrario: la sua forza era la semplicità, era capace di presentarsi in felpa e in scarpe di gomma per una serata in discoteca. Competitivo al massimo, non voleva perdere neanche al biliardino, d’altro canto era un fuoriclasse e i fuoriclasse vogliono sempre vincere”.