“Questi ragazzi inseguono un sogno. Come puoi fermarli?”.
Paolo Simoncelli in un intervento a La Repubblica ha parlato della morte di Dean Berta Viñales a 15 anni, dopo un incidente a Jerez nella gara di Supersport. “Questi ragazzi inseguono un sogno. Come puoi fermarli? Vorrei dirvi che è tutto sbagliato, che non era giusto farlo correre: ma vi mentirei, perché non è così. Era poco più di un bambino, aveva quindici anni ma voleva fortissimamente diventare un campione. Ed era pronto a dare tutto, per riuscirci”.
“Questi sono i motori, la velocità – ha continuato Simoncelli, che perse il figlio Marco nel 2011 -. Risparmiatemi il resto: la retorica delle parole, dei giudizi. Chi non conosce questo mondo, è meglio non parli. Non date la colpa ai circuiti, perché non è più come tanti anni fa: adesso le piste sono sicure, e poi c’è tutta una serie di prodigi tecnologici – dai caschi alle varie protezioni sotto la tuta – che davvero riduce al minimo un certo tipo di rischio. La velocità invece esiste, sempre e dovunque. Anche per chi va in bicicletta a 60 all’ora: se cadi per terra, se all’improvviso perdi l’equilibrio, le conseguenze possono essere tragiche”.
“Non voglio provocare nessuno, dico la verità: se deraglia un treno, non fermiamo le ferrovie. E così se cade un aereo. Non cercate a tutti i costi un colpevole – ha concluso -. Perché queste sono cose che succedono. Possono accadere anche a noi, che ci mettiamo al volante ogni giorno. Il motociclismo risponde a un istinto naturale. Quello di correre. Di andare più veloce degli altri”.