Luca Marini fa un salto indietro nel tempo e parla del rapporto con Valentino Rossi

Luca Marini si racconta

Ospite del Giffoni Film Festival, Luca Marini ha parlato di diversi argomenti, iniziando dal rapporto con il fratello Valentino Rossi, di 18 anni più grande di lui. “Quando ero piccolo il mito di mio fratello non era ancora così grande – ha detto l’attuale pilota della Honda in MotoGp -. Io ho cominciato nelle moto perchè mi divertivo e il tutto è iniziato per gioco”.

“Non avevo come obiettivo quello di diventare un pilota di moto, ma crescendo ho capito di più chi era mio fratello – ha spiegato Marini – e intorno ai 14 anni ho cominciato a far diventare questo gioco la mia vita, cercando di riuscire a farne un lavoro. Anche se in realtà non è un lavoro, perché quando fai di un gioco un lavoro, allora non è davvero un lavoro”.

Salendo sul treno dei ricordi, Luca Marini ha ricordato anche il suo primo logo, utilizzato ai tempi delle minimoto: “E’ nato dal cane Guido – ha rivelato – che mio fratello aveva chiamato così per le moto e che aveva disegnato il mio babbo. Gli anni delle minimoto sono sempre stati fantastici e ogni pilota li ricorda con grandissimo piacere”.

Ai ragazzi del Giffoni Film Festival, Marini ha provato a spiegare alcuni dei retroscena di cui i piloti MotoGp sono protagonisti: “Nella stagione invernale insieme al mio preparatore costruisco la parte di forza, senza incrementare troppo la massa. Durante il campionato si passa invece alla fase di mantenimento con dei richiami di forza massima facendo il possibile nelle palestre degli hotel o con gli elastici”.

“Quando ti alleni da solo non hai l’adrenalina della gara che ti fa dimenticare la fatica, quindi riprodurre la fatica della gara è difficile. Il tuo corpo a un certo punto la domenica va in automatico grazie all’adrenalina infatti quando finisci la gara sei molto provato. La tensione? E’ una sensazione sempre positiva, mi piace la responsabilità e lavorare assieme a ingegneri di un livello così alto”.

Sul tema sicurezza, Marini ha aggiunto: “Sono richiesti tanti soldi da investire per aumentare la sicurezza di un circuito, ma è una questione che spetta ai circuiti non tanto agli organizzatori, loro quando recepiscono i messaggi dei piloti fanno quello che possono. Devo dire però che questo sport è nel momento di sua massima sicurezza nella storia”.

“I rischi? Non tutti i piloti sono uguali e non tutti razionalizzano. Siamo talmente abituati ad essere sulle moto e ad andare forte che è diventato normale, nel momento in cui sei lì non pensi mai alle possibili conseguenze negative perché il piacere è maggiore. Si cerca sempre di fare il massimo senza rischiare la tua incolumità e quella degli altri”.

Marini ha infine parlato del format a due gare (Sprint Race e Gran Premio) che la MotoGp ha introdotto la scorsa stagione: “E’ un format più moderno che può funzionare, anche se così perde un po’ il valore la gara della domenica. All’inizio eravamo tutti contro, e ancora adesso non sono ancora sicuro se a me piaccia totalmente, perché così si perde anche la tensione della gara della domenica che a me piaceva molto. Così invece arrivi con una sensazione diversa”.

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