Il neo centauro della Honda in un’intervista a MotoSprint svela un retroscena.
Pol Espargarò in un’intervista a MotorSprint ha confessato l’emozione di mettersi in sella a uno dei bolidi del team Repsol Honda in questa stagione: “Sto per mettermi a piangere: che follia! È fantastico… Tanto lavoro per arrivare a vedere questa moto con questo numero… Questi colori hanno sempre rappresentato la squadra al vertice, quella da battere: farne parte, indossando questi colori e in sella a questa moto”.
Per il pilota 29enne l’arrivo in Honda è un grande traguardo, dopo gli anni di crescita prima in Yamaha Tech 3, poi in KTM. A questo proposito, il centauro iberico ha raccontato un aneddoto risalente al 2014, quando rifiutò un contratto offerto da Suzuki perché Lin Jarvis, boss Yamaha, lo aveva contattato per un possibile grande salto nel team ufficiale Yamaha: “Lin Jarvis, che pure lo ha negato, mi chiamò. Venivo dalla mia prima annata con la Yamaha satellite, nel 2014, che era stata piuttosto buona, con il sesto posto dietro Andrea Dovizioso sulla Ducati ufficiale. Jarvis mi disse di pazientare, perché Valentino Rossi era in una fase in cui valutava il ritiro e la Yamaha avrebbe avuto bisogno di un giovane, e quel giovane sarei stato io. Poi purtroppo negò di averlo detto e fu una delusione per me”.
Pol rimase così in Tech3, senza ottenere grandi risultati nelle successive stagioni: “Promisi a me stesso che in caso di offerta di un’altra Casa al debutto, non avrei esitato un secondo a prenderla. Il mio obiettivo era quello di lottare là davanti e la KTM, all’esordio in MotoGP, fu l’unica a offrirmi una moto ufficiale. A quattro anni di distanza, posso dire che non mi sono sbagliato”.
Espargarò non ha un buon ricordo di Yamaha: “Quando correvo per loro ero trattato come un ragazzino, senza responsabilità, senza partecipare allo sviluppo, provando poche cose. Mi davano il “piatto già preparato”, non avevo alcuna importanza. Quando non ti senti parte del progetto, i risultati contano relativamente: non hai quell’entusiasmo in grado di metterti le ali. E l’ho capito meglio alla KTM”.