Valentino Rossi a 360° in un’intervista al Corriere della Sera.
Si comincia dal suo ruolo di “maestro” nell’Academy: “Ma no, per loro sono come un fratello maggiore. Graziano, il mio babbo, mi ha sempre insegnato che la spocchia è una scemenza, che l’umiltà è più divertente. Non sono stupido al punto da pensare che nessuno possa battermi, anche se si tratta di ragazzi in allenamento. Certo, sto un po’ attento. Uno di loro venne da me, raggiante, dopo il primo podio. Disse: ma tu Vale, quanti ne hai fatti? Beh, mica potevo rispondere: duecento e passa. Ho finto un vuoto di memoria. C’è un vincente tra i miei allievi? Forse. Ma è meglio attendere senza far nomi. La frase funziona di certo per Max Verstappen, ma corre in Formula 1″.
Il Dottore si sente ancora in grado di vincere: “Le basi, gli ingredienti sono quelli di sempre. Posso vincere quando si può vincere. Posso cercare di vincere quando è più complicato, mica sempre. I due anni con Ducati (2011-2012) sono stati devastanti ma, visti ora, sono serviti per rilanciare impegno e desideri. L’apice ha coinciso con il 2015, che è finito come è finito. Sarà più difficile, ma è stato difficile sempre”.
Il maledetto 2015: “Provo ancora una delusione fortissima. Sono accadute cose che non dovrebbero accadere, una vergogna per lo sport. Ho lottato contro avversari tosti, diversi, da Biaggi a Stoner, ma nessuno si è comportato come Marquez allora. Mai visto un pilota fuori dalla lotta per il titolo correre contro, così. Rimpianti? Certo. Se non avessi parlato… se non avessi reagito… La verità è che mi avrebbero fregato comunque e almeno mi sono sfogato, ho fatto casino”.
La concorrenza fortisisma degli spagnoli: “Sono troppi vero: Lorenzo, nel bene o nel male, è più trasparente di Marquez, meno finto. Viñales mi pare più equilibrato di Lorenzo. Poi bisognerà vedere se saprà gestire le tensioni, se cambierà sotto stress. Oddio, magari in pista non lo vedo neanche, visto quanto è andato forte nei test. Ma le persone si rivelano sotto tensione. A fare i signori a moto ferme son buoni tutti”.
Rosberg che smette a 31 anni: “Sconcertato. Non mi piace, non lo capisco. Poi, se lo chiede a uno come me… facciamo così: mi astengo e aspetto gli esiti di una mossa poco credibile”.