Ripensandolo in campo Gary Payton sembra molto diverso da come appare di persona.
Il giocatore difensivamente feroce, l’atleta con un titolo NBA e due medaglie d’oro olimpiche lascia spazio ad un uomo straordinariamente disponibile e affabile.
A pranzo con l’ex stella NBA, in Italia grazie a Samsung e alla sua “NBA Digital Exhibition” che quest’ anno ha come tema “Overtime” e rimarrà aperta fino all’1 ottobre, i momenti da ricordare sono parecchi.
La visita alla mostra si rivela subito interessante per l’ex Seattle, che posa davanti alla sua maglietta, continuando tra le installazioni video che catapultano lo spettatore direttamente ai tempi supplementri.
Proverbiale la sua lingua tagliente sul parquet, non da meno il suo “trash talking” anche nei giudizi sui moderni campioni: da Kyrie Irving e Chris Paul (“ Palleggiano troppo, sono giocatori da passaggio e 1vs1”), alle emozioni il giorno della chiamata al draft (“Ero emozionato sì… perché sapevo che da quel giorno avrei guadagnato milioni di dollari”) fino al suo giudizio su chi sia il più forte tra LeBron, Kobe o Jordan (“Non ho avuto problemi a marcare nessuno dei tre, quello davvero difficile da difendere era John Stockton”).
Molto più morbido con i suoi fans, che nel pomeriggio hanno potuto svolgere una sessione di autografi e foto a cui Payton non si è certo fatto negare.
Insomma: campione nel basket ma anche nella disponibilità.