Le parole del papà e coach di Flavio Cobolli
Dopo le due brillanti vittorie con Alejandro Tabilo e Nicolas Jarry, Flavio Cobolli va a caccia del tris con l’ostacolo russo Karen Khachanov per guadagnarsi un posto negli ottavi di finale del Masters 1000 di Madrid. In caso di vittoria, il tennista romano potrebbe affrontare Jannik Sinner, che dovrà vederserla con un altro russo al terzo turno: Pavel Kotov. Entrambi gli azzurri saranno impegnati nella serata di lunedì.
A presentare la sfida con Khachanov è stato il papà e coach Stefano: “Speravo in una reazione dopo Montecarlo e Barcellona, era sceso in campo troppo nervoso. Contro Tabilo ha vinto perché ha proprio voluto vincere e con Jarry, tennisticamente, ha giocato una delle migliori partite dell’anno. Adesso contro Khachanov dovrà ripetersi con un’alta percentuale di prime, rovescio lungolinea e dritto incrociato stretto. Senza lamentarsi, con la giusta personalità”.
“Il dritto sta diventando pesante, mentre il rovescio è più naturale, ma si addormenta di più e, in difesa, senza un ottimo back, commette gratuiti importanti – ha aggiunto il padre in un’intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Messaggero’ -. Fra 2-3 anni quando si sarà rafforzato a livello fisico sarà più efficace”.
Sull rapporto tra il padre allenatore e il figlio allievo: “È un rapporto complicato, di alti e bassi, devo essere bravo a non essere una presenza così costante. Gli chiedo e mi chiedo continuamente se va bene così, se sono l’allenatore giusto per lui o se invece c’è bisogno di un nuovo coach. Non so ancora bene quali possano essere i suoi margini di miglioramento. In teoria se guardo i top 15 o top 20 hanno tutti qualcosa in più di lui, ma Flavio mi sorprende sempre. Ha la potenzialità di fare dei grandi risultati, si esalta soprattutto nei grandi tornei e nelle difficoltà”.
“Se lavora ed è disponibile può ancora migliorare nella tecnica di base e può stare stabilmente tra i primi 40. Il tennis però è anche gambe, testa e cuore, e in questi aspetti Flavio è già al top: si muove benissimo, sa soffrire ed è molto freddo, quando deve chiudere, chiude, quando ha la palla break tira il lungolinea. E se aggancia l’avversario, non lo molla più” ha concluso Stefano Cobolli.