Gianluigi Quinzi sogna un ultimo match contro Jannik Sinner

Le parole di Quinzi

Gianluigi Quinzi ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport per parlare della sua nuova vita: “Adesso che faccio l’allenatore e sono a contatto soprattutto con i ragazzini, capisco che tante volte quello dei genitori con lo sport dei figli è un rapporto malato. Magari perdono un paio di partite di fila e subito papà e mamma chiedono di cambiare sistema di allenamento, minacciano di portarli da un’altra parte, non accettano che ciascuno abbia i suoi tempi di maturazione, vogliono il tutto e subito. Quindi, se devo dare una risposta complessiva, ammetto che le aspettative dei genitori spesso sono un ostacolo alla crescita dei figli“.

“Fare il coach è un ruolo delicatissimo, non si allena e basta. Guardate Sinner: Vagnozzi e Cahill sono la sua seconda famiglia, lo hanno protetto nei momenti di difficoltà. Purtroppo, vedo ragazzi che a 18 anni sono già sfiancati emotivamente dal tennis senza aver ancora ottenuto nulla. Perciò cerco di non fargli commettere i miei stessi errori, che poi errori forse non erano, piuttosto scelte sbagliate. Dunque la mia filosofia è semplice: la vittoria in sé non conta nulla se non è accompagnata da un lavoro su se stessi di crescita personale e tecnica. E poi non devono mai smettere di divertirsi. Se non ti diverti più, è il momento di fare altro“.

Sull’addio al tennis giocato: “Semplicemente un giorno mi sono svegliato e ho capito che oltre a quello che avevo già dato non potevo più andare. E ho cambiato strada. Magari lo Slam che non ho vinto da giocatore lo conquisterò da coach, e forse sarebbe una soddisfazione ancora maggiore“.

“Se dovessi giocare di nuovo? Sicuramente vorrei farlo sul Centrale di Wimbledon e sicuramente contro Sinner, il più forte del mondo. Anche se mi prenderebbe a pallate”.

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