Le parole di Cascella
L’avvocato Angelo Cascella, esperto in diritto sportivo internazionale ed ex membro del TAS di Losanna, ha fatto il punto su Jannik Sinner ai microfoni di Sportmediaset: “Essendo state effettuate delle analisi ed essendo stato dimostrato la sussistenza di tracce dopanti, rischia una condanna da uno a due anni. In questi casi possono sussistere il dolo oppure colpa o negligenza. Nel primo caso la condanna può arrivare sino a quattro anni di squalifica, nel secondo, come richiesto per Sinner, si va da uno a due anni”.
“Perché la WADA ha deciso di ricorrere in appello? Perché la norma prevede che sia vietato trovare all’interno delle analisi a cui viene sottoposto un atleta sostanze inserite nella lista delle sostanze proibite. Se nelle analisi di sangue o urine vengono trovate sostanze vietate di cui atleta e staff sono perfettamente a conoscenza, in questo caso scatta la responsabilità dello sportivo. Lo stesso è infatti responsabile delle sostanze che vengono trovate nel suo corpo e, nel caso di Sinner, alcune di esse sono state rilevate nei controlli svolti il 10 e il 18 marzo 2024. L’atleta avrebbe avuto il diritto di svolgere delle contro-analisi, tuttavia ha preferito non richiederle e per questo motivo è stato automaticamente sospeso. Sinner ha fatto ricorso in entrambe i casi e la Federazione gli ha consentito di tornare a giocare immediatamente. Avendo però trovato delle sostanze nelle analisi, l’atleta ha dovuto giustificare la sussistenza delle stesse, spiegando l’origine di questa presenza. Usufruendo di un tribunale indipendente, l’ITIA ha sentito Sinner, i testimoni e i suoi periti ritenendo come non ci fosse responsabilità da parte dell’atleta”.
“Il direttore si è attenuto all’applicazione delle norme: l’atleta è responsabile anche dello staff di professionisti che lo affianca. Se ci sono degli errori dello staff, questi influiscono sulla posizione dell’atleta e ciò può portare a una squalifica. Questo è il principale motivo per cui la decisione dell’ITIA è stata impugnata dalla WADA. L’Organizzazione Mondiale Antidoping non ha detto che Sinner ha appositamente violato le norme, ma ha contestato una colpa o negligenza. Non dobbiamo dimenticare come le norme antidoping siano state stilate a tutela della salute degli atleti. In questo caso andiamo a parlare di steroidi anabolizzanti, quindi vietati perché rischiano di creare danni alla salute dell’atleta.
Chiosa sui soldi: “Ci potrebbero essere anche delle conseguenze economiche su Sinner? Sì, perché i contratti di sponsorizzazione in genere contengono delle clausole che, in caso di positività all’antidoping, possono portare all’annullamento di un contratto stesso o al pagamento di penali a carico dell’atleta stesso che possa esser trovato positivo. Il rischio per l’atleta è di andare incontro a delle sanzioni, con la WADA che ha chiesto una squalifica da uno a due anni, quindi puntando su colpa o negligenza”.