
Sognavo di arrivare a ridosso dei primi 10 del mondo" queste le parole di Lorenzo Musetti dopo la vittoria su Alex De Minaur in rimonta.
Con ancora sulla pelle l’umidità di una semifinale tirata come una corda di violino e vinta con nervi, talento e un pizzico di follia buona, Lorenzo Musetti si presenta davanti ai microfoni, in conferenza stampa, con il sorriso calmo di chi ha appena scalato una montagna senza sapere se ci sarebbe stato ossigeno in cima.
Ha appena battuto Alex De Minaur con un successo da togliere il fiato e si è guadagnato la sua prima, storica finale in un Masters 1000. E intanto, senza quasi accorgersene, ha anche messo un piede a ridosso dei primi dieci del mondo (è per ora virtualmente numero 11). Ma lui non sembra volerci pensare troppo, anche se poi non riesce a nascondere la soddisfazione: “Essere a ridosso della top 10 è qualcosa di davvero inaspettato – confessa -. Lo sognavo, certo, non posso nasconderlo. Ma oggi voglio solo cercare di godermi questo momento. E pensare alla prossima partita”.
La prossima partita è una finale contro Carlos Alcaraz, numero tre del mondo, uomo copertina del tennis globale. Un duello che promette scintille. “Ho già vinto contro Carlos, ma era tanto tempo fa, ad Amburgo. Ricordo che era stato un match molto lottato, durissimo. La chiave per vincere allora? La parte mentale. E lo sarà anche domani”.
E proprio sulla solidità mentale, Musetti sembra aver fatto un salto in avanti evidente questa settimana. Un torneo iniziato in salita – “Sarei potuto uscire già contro Bu al primo turno” – e proseguito come su un ottovolante emotivo. Ma con una costante: la capacità di restare nel match, anche quando tutto sembrava girare storto”.
“Non ho mai cominciato bene i match questa settimana – ammette – ma la cosa più importante è stata riuscire a mantenere la concentrazione. Anche oggi, con Alex, il momento più difficile è stato sul 5-4 nel terzo: lui aveva palle nuove, ha risposto alla grande, e io ho dovuto stringere i denti. Uscirne in quel modo è stato forse il segnale più chiaro della mia crescita”.
È un Musetti lucido, consapevole, maturo. Che non si esalta, ma neanche si nasconde più dietro la timidezza di un tempo. “Quella di oggi è stata probabilmente la partita in cui sono uscito da giocatore di livello più alto rispetto alle altre partite della settimana. Sono stato sempre in situazioni difficili, ma le ho gestite. Simone (Tartarini, ndr) mi dice sempre: ‘Un set perso è sempre un set perso, che sia 6-1 o 7-6’. È l’atteggiamento che fa la differenza”.
E allora anche la fatica accumulata, le ore in campo, i game maratona e le rincorse infinite contro avversari tostissimi diventano dettagli. “Forse sono il giocatore che ha passato più tempo in campo questa settimana – sorride – ma non mi preoccupa. So che Carlos arriva più fresco, ma darò il massimo di quello che ho. Proverò a riposare il più possibile stanotte per reintegrare le energie. Ma poi, quando scenderò in campo, non ci sarà spazio per pensare alla stanchezza”.
Carlo Galati