Parla coach Tartarini
Il coach di Lorenzo Musetti, Simone Tartarini ha parlato in collegamento con Sky Sport del definitivo salto di qualità del suo allievo, toccando vari temi.
“Le cose più importanti non sono le vittorie ma la consapevolezza che la strada è quella giusta – ha esordito l’allenatore del tennista carrarino -. Sono due anni o più che stiamo parlando con Lorenzo di concetti che sono sempre gli stessi. Migliorare il servizio e l’uscita dal servizio. Spesso non riusciva a dare quella qualità che negli ultimi mesi è riuscito a dare. Forse Amburgo ha stappato un tappo grosso che aveva nello stomaco. Forse quello ha dato la svolta. Gli ha dato questa tranquillità nel lavoro. Non aveva più lo stress del risultato e del ranking. La sua qualità nel lavoro è cresciuta in maniera esponenziale”.
Quindi un commento sul fatto che Lorenzo gli abbia dedicato la vittoria a Napoli: “Due sere prima della finale di Napoli eravamo a cena con Roberto Petrignani (preparatore atletico, ndr). E’ venuto fuori un aneddoto di una nostra trasferta. Da lì in poi Lorenzo ha voluto raccontare a Petrignani una parte di quello che abbiamo fatto. Le nostre trasferte con il pulmino quando era U10, i tornei U12. Tutti gli aneddoti, gli alberghi, la sua paura per dormire. E’ un miracolo quello che ha fatto e he abbiamo fatto. Passare dal circoletto ai tornei U10 e U12, ai tornei ITF, ai primi Challenger. Parliamo di 9-10 anni di attività. Con sacrifici economici pazzeschi. Ora stiamo bene, ma ricordo ancora quando si ragionava per centellinare la trasferta. E’ venuto fuori tutto questo trascorso che avevamo un po’ dimenticato. Forse mi ha dedicato la vittoria per quel motivo…”.
“Non ne abbiamo mai parlato. Altro che super coach, io sono un super eroe. No, non ne abbiamo mai parlato. Ne hanno sempre parlato altri, perché magari collegano le cose dopo che Sinner ha lasciato Riccardo Piatti” ha proseguito Tartarini smentendo l’ipotesi di un super coach.
Infine ha rivelato i tre ‘mantra’ per il suo allievo: “Divertimento in primis, poi tranquillità, pazienza ed energia. Ogni tanto si spegne, ha cali di tensione. Deve stare sempre alto di intensità e deve stare tranquillo: a volte si fa prendere un po’ dalla fretta, soprattutto quando è al servizio. Perché gli dico di divertirsi? Perché ogni tanto diventa troppo critico con se stesso e si lamenta se non colpisce bene la palla”.