Novak Djokovic esalta Carlos Alcaraz: “Congratulazioni per il tuo tennis”

L’amarezza per la sconfitta si accompagna comunque all’orgoglio di esserci stato.

Novak Djokovic si toglie il cappello di fronte a Carlos Alcaraz, dopo la sconfitta rimediata nella finale di Wimbledon 2024. Lo spagnolo si è imposto in tre set con un netto 6-2, 6-2, 7-6(4) e Nole ha provato a commentare la partita a caldo abbozzando un sorriso per provare a mascherare la delusione. “Oggi è stata davvero calda!”, sono state le sue primissime parole. Seguite da un altrettanto chiaro: “Chiaramente non era questo il risultato che speravo di ottenere. Soprattutto nei primi due set”.

“Il livello di tennis che Alcaraz ha proposto era troppo alto rispetto alle mie possibilità di oggi – ha quindi ammesso Djokovic -. Lui è estremamente completo, in qualsiasi zona del campo e fase della partita. Lo è a servizio, a rete, sempre. Io ho fatto il possibile, ho salvato tre match point. Volevo allungare la partita, ma più di così oggi non si poteva fare”.

“Quella che oggi ha ottenuto Alcaraz è una vittoria totalmente meritata – ha aggiunto Djokovic, scatenando l’ovazione del pubblico di Wimbledon mentre lo spagnolo chinava il capo in segno di rispetto -. Quindi Carlos, davvero congratulazioni per il tuo tennis straordinario. E complimenti anche al tuo team e alla sua famiglia, perché questo è uno sport in cui in campo va una sola persona. Ma i meriti sono di squadra”.

Djokovic si è comunque voluto soffermare sull’accidentato percorso che gli ha permesso anche quest’anno di centrare la finale di Londra. “Sono molto orgoglioso di me stesso, devo esserlo – ha dichiarato -. In questo momento però per forza di cose sono piuttosto deluso. Quando rifletterò sul percorso che ho fatto, però, ripercorrerò mentalmente le mie ultime settimane e non potrò che essere soddisfatto. Wimbledon è sempre stato il mio sogno da quando ero bambino, e una finale qui è sempre surreale. Quindi ogni volta che gioco qui è sempre come fosse la prima volta e mi sembra sempre di sognare, come quando ero bambino”.

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