Richard Krajicek fa un paragone tra Pete Sampras e Jannik Sinner

Richard Krajicek fa un paragone tra Pete Sampras e Jannik Sinner

In una lunga intervista a Supertennis l’olandese Richard Krajicek, ex numero 4 del mondo, vincitore di Wimbledon nel 1996 e ora direttore del torneo di Rotterdam, fa un paragone tra il tennis maschile attuale e quello dei suoi tempi. Più nello specifico, confronta Pete Sampras, che riuscì a battere durante quel torneo di Wimbledon di 28 anni fa, unico a riuscirci sull’erba lonfinese tra il 1993 e il 2000, e l’attuale numero 1 del mondo Jannik Sinner. Ecco le parole di Krajicek.

“Battere oggi Sinner è più difficile che battere Sampras quando giocavo io. Sampras era un giocatore incredibile ma sapevo che se riuscivo ad attaccarlo sul rovescio avrei avuto una possibilità di batterlo. Ora tutti sanno fare tutto e si muovono benissimo. Li guardo e penso: se giocassi adesso, come potrei batterli? Oggi Sinner non ha debolezze”.

“Oggi si gestiscono tutti in modo diverso. I giocatori hanno carriere più lunghe, hanno team migliori, e in generale sono molto più completi. Quando giocavo io, anche i migliori avevano dei punti deboli: il rovescio per Sampras, il servizio magari per Agassi. Andavo in campo e avevo la sensazione di poter battere chiunque, anche Sampras che ho sconfitto sei volte. Diciamo che sono felice di aver giocato negli anni Novanta. L’altra grande differenza è l’interazione con i tifosi. Si investe tanto su questo, a Torino il Village per coinvolgere i tifosi è notevole”.

“Credo che oggi siano anche più consapevoli delle esigenze dei tornei. Quando giocavo io c’era lo Stars Program, quattro slot da mezz’ora in una settimana in cui dovevi prendere parte ad attività per il torneo. Se non li rispettavi, ti toglievano metà del montepremi che avevi guadagnato quella settimana. Poi sono arrivati giocatori come Federer o Nadal che avevano naturalmente un ottimo rapporto con i tifosi, sono stati molto importanti nel mostrare alle nuove generazioni che gestire il rapporto con i tifosi fa parte del lavoro, è normale”.

“Qui (a Torino, dove si stanno svolgendo le ATP Finals, ndr) i tifosi stanno guardando un allenamento da molto vicino, ed è una delle cose che noi cerchiamo di fare anche a Rotterdam. Cerchiamo di creare momenti in cui i tifosi possono quasi toccare i giocatori, di ridurre un po’ le distanze. Diciamo che sono contento di essere stato giocatore negli anni 90 e di essere oggi direttore di un torneo, l’inverso sarebbe stato più difficile”.

“Sono stato numero 4 del mondo del mondo, ma per gran parte della mia carriera ho avuto una classifica che andava dalla posizione numero 8 alla 12. E per chi ha quel ranking riuscire a qualificarsi tra gli otto migliori del mondo è speciale. Non so come sia per Sinner o per Djokovic che l’ha giocato praticamente ogni anno. Forse per loro partecipare qui è come partecipare a un qualunque altro torneo. Chiaramente per noi era già speciale esserci qualificati, loro vanno in campo per vincere il titolo”.

“Mi piace chi viene a rete, come Tsitsipas. Mi piace guardare i Top 10, adoro Sinner e Alcaraz soprattutto quando giocano uno contro l’altro. Jannik per come sta vicinissimo alla riga, come sta basso, come si muove e mette pressione; Alcaraz perché in ogni partita ha momenti in cui ti chiedi come sia riuscito a fare certe cose. Spero di vederli uno contro l’altro in finale”.

“Il futuro del tennis maschile è molto buono. Molti si chiedevano cosa sarebbe successo dopo l’era dei Federer, dei Nadal, dei Djokovic, e sono arrivati Sinner e Alcaraz. C’è Zverev che è numero 2 e sta giocando benissimo, penso che quando vincerà il primo Slam poi ne aggiungerà altri come è successo a Lendl che ha aspettato tanto per vincere il primo major. Sono sicuro che nuove stelle arriveranno, il tennis maschile è in buone mani. Grazie a questi campioni il tennis è molto popolare, in ogni torneo si vedono sempre più tifosi”.

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