C’era anche Claudio Crippa alla presentazione della nuova Aurora Desio che prenderà parte al campionato di serie B di basket.
L’ex playmaker dei brianzoli, ora talent scout Nba per i San Antonio Spurs, ha parlato ai microfoni di Sportal.it.
Torna a casa, a Desio, che cosa si prova?
Una grande emozione, davvero. Tornare dopo tanti anni, ritrovare facce conosciute e soprattutto quella del coach Fabrizio Frates, che ho avuto come assistente. La passione delle persone che compongono questo club non muore mai, anzi è sempre più forte.
Cosa la colpisce di più di questa società, vista anche l’esperienza che sta vivendo in America?
Il grande lavoro che stanno facendo a partire dai bimbi: hanno voglia ed entusiasmo. Siamo alla vigilia di un campionato che spero dia grandi soddisfazioni e con tutti questi giovani si può ben sperare.
A proposito di giovani, che cosa pensa di chi sostiene di dover puntare di più sulle nuove leve, magari con regolamenti apposta, alla luce dei risultati della Nazionale?
Io, in tutti questi anni, ho imparato una cosa sola forse: i più bravi giocano. Il campo deve essere quello che decide, o fa decidere l’allenatore, chi deve giocare e chi no. Ovviamente quando hai una squadra di ragazzi puoi e devi spendere più tempo in palestra ad allenarti, ma c’è bisogno anche di più pazienza. Non bisogna saltare i passi dell’apprendimento, l’importante è metterci sempre voglia, passione ed entusiasmo e lasciare che sia il campo a stabilire chi deve giocare.
E’ d’accordo con chi sostiene che un passo deciso per far crescere questi ragazzi sia un approccio professionistico a partire dalle categorie inferiori?
No, non sono d’accordo; giocare a basket deve essere passione. Sento dei ragazzi proclamare amore per il basket e poi non andare ad allenarsi per dieci giorni di fila, allora non ti piace così tanto. Se ami una cosa la cerchi di fare a qualunque ora qualsiasi giorno. Se un ragazzo ama questo sport magari il tempo per andare, anche solo mezz’ora prima in palestra lo trova e idem per fermarsi trenta minuti in più.
Che cosa pensa invece delle nuove finestre per le nazionali che stanno causando cosi tanti problemi tra i club e la FIBA?
Dispiace soprattutto per i tifosi, loro vorrebbero vedere sempre i giocatori migliori giocare per la nazionale e questo è un vero peccato. In questo modo diventa impossibile, perché cadono in un periodo in cui i giocatori che sono in NBA non possono venire via, cosi come i giocatori dell’ Eurolega. Credo ci debba essere uniformità di giudizio per tutti e sarà un peccato non vedere i migliori. La nazionale dev essere l’espressione del meglio e quando i migliori non possono indossare quella maglia è solamente una sconfitta per tutti.